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Aggiornato: 8 giugno 2025


Se la nostra lingua italiana consentisse l'uso di certe metafore, diremmo che quella voce sottile ma ferma della contessa Cisneri poteva rassomigliarsi ad una lama di pugnale, che appare così fine, e va diritta nelle carni; che fa un buco da nulla, e tuttavia vi s'immerge nel cuore.

Ah! li spezzerò, i vostri flauti persuasivi... Ed i loro tronconi?... A voi, a voi... per nutrirne la rosea fiammata del mio calmo bivacco!... Oh! non ridete! Altro non è che un fuoco di sterpi per allontanare le fiere e arrostir carni prima di ripartire!...

Nel punto che l'arma omicida rompeva le sue carni, che gli occhi suoi chiudevansi alla luce, aveva ella imprecato? L'ultimo pensiero della sua vita poteva essere livido? Quando il Vérod si proponeva queste domande, la risposta non era dubbia per lui. Ella aveva perdonato. Doveva egli perdonare a sua volta? Se voleva essere degno di lei, non doveva seguirne l'esempio?...

Niuno ancora sul cuor ti camminò, le vesti con le carni ti stracciò, sotto suola di ferro ti pestò. S

In cui parturisce la superbia? solo nel proximo per propria reputazione di ; unde ne traie dispiacere del proximo suo, reputandosi maggiore di lui, e per questo modo gli fa ingiuria. Se egli ha a tenere stato di signoria, parturisce ingiustizia e crudeltá ed è rivenditore delle carni degli uomini.

Passano, curve, barcollanti, stanche. Tragiche ne l’aspetto, Con veli neri su le carni bianche, Con un teschio sul petto: E mi guardano.

Si parlò di un colpo di rivoltella tirata contro il maresciallo dei carabinieri, ma il colpo fortunatamente non partì; e se partì, quantunque a bruciapelo,... non ferì; si parlò di una coltellata contro un soldato, ma fortunatamente la lama non arrivò alle carni; si parlò di sassi scagliati contro la truppa, ma fortunatamente non un soldato venne colpito!... Troppa fortuna davvero!

Giacomo le offrì il braccio, e lei, nel passar di sotto colla mano, trovò il destro di pungerlo forte, fin nelle carni, colle sue unghiette di madreperla, così bene affilate. Il Vharè impallidì, poi sorrise, premendo col suo braccio il braccio nudo della duchessina. La pace era fatta.

Giurami che non partirai!... Devi restar qui: devi restar con me, sempre con me! Ma.... Giurami che non partirai: lo voglio! E fu lei a scuotere il Laner per le braccia. Le sue unghie gli penetravano nelle carni. Hai capito che lo voglio? Giura. No.... Non partirò.... balbettò l'altro che pareva tramortito. Come sei buono! Oh, sei sempre stato buono!

«Il professore mi prese una mano e ne pizzicò le carni così forte, che sentii un gran dolore, ma nessun muscolo si contrasse a quella sofferenza, ed egli, lasciando ricadere il mio braccio, disse: « Non sente più nulla.

Parola Del Giorno

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