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Infatti indovinò. Un bel giorno Silvio Tronconi capitò a Bologna disilluso, emaciato dalle febbri e coll'ultima febbre della disperazione nel cuore. Era ritornato per rendere a Ada la sua parola e finire, non sapeva ancora come, ma finire subito dopo in qualche modo. Egli le raccontò tutto, il viaggio, le speranze, le lotte, le cadute, come si era rialzato sempre, pensando a lei, facendosi della sua immagine una stella ed un'arma, volendo vincere ad ogni costo, e come era stato vinto. Pareva invecchiato, ma il suo volto femminile era diventato più bello: quella lunga guerra lo aveva nuovamente scolpito, facendone una testa di poeta e di martire. La sua parola trovava sonorit

Ah! li spezzerò, i vostri flauti persuasivi... Ed i loro tronconi?... A voi, a voi... per nutrirne la rosea fiammata del mio calmo bivacco!... Oh! non ridete! Altro non è che un fuoco di sterpi per allontanare le fiere e arrostir carni prima di ripartire!...

Questo, e l'epigramma che segue, han preso argomento da un libro di Cesare Tronconi apparso col titolo: Passione maledetta. La pubblicazione di quel romanzo sviluppò delle polemiche vivaci. Tutti gridarono allo scandalo, e la moltiplicit

Lo sanno i marinai che hanno appeso quindici o venti voti al santuario di Savona, o i marinai che hanno appeso il loro sacco d'ossa ai corallumi del glauco cimitero. Nel porto si stringe la gran famiglia: le prore sono, per così dire, i volti, le poppe danno il nome di battesimo, l'alberatura di tre, di due tronconi, segna la casta e l'anima è giù nella pancia.

La speranza di scampare all'immenso pericolo che la minacciava, triplicava le forze dell'almea. Ella gettò a Omar sei o sette tronconi d'albero, tavoli, pezzi di murata, pezzi di rekùba e cordami in grande quantit

"E se color che insultanci "Bandissero domani "Che, per pudore, debbano "Portar le brache i cani, "Io, nel veder l'eccentrica "Innovazion morale, "Continüando a ridere, "Direi: È naturale!" Napoli, 16 marzo 1876. Cesare Tronconi, l'autore della Passione maledetta e delle Madri... per ridere. Cesare Tronconi, il romanziere più calunniato e più vilipeso dagli spigolistri.

A diciotto anni, più leggiadra ancora della sorella, alta, flessibile, bianca come una camelia, bionda cogli occhi neri, s'innamorò perdutamente di un giovane ingegnere, Silvio Tronconi, poverissimo e così gracile nella sua pallida bellezza che pareva una donna. Lo aveva conosciuto in casa di un'amica, dove lo studente si recava qualche volta a conversazione malgrado la selvatichezza dell'orgoglio, che gli faceva fuggire ogni occasione di feste per non mostrarsi nella ridicola decenza della propria miseria di orfano. Il mondo è severo cogli abbandonati, che hanno bisogno di conquistarlo per vivere, e se ne sentono la forza. Egli non aveva che una piccola pensione, appena sufficiente per non morire di fame, assegnatagli da uno zio, vecchio impiegato, il quale divideva così con lui la propria tutt'altro che lauta; quindi, venuto a Bologna per frequentare assiduamente l'Universit

47 Era la sopraveste del colore in che riman la foglia che s'imbianca quando del ramo è tolta, o che l'umore che facea vivo l'arbore le manca. Ricamata a tronconi era, di fuore, di cipresso che mai non si rinfranca, poi ch'ha sentita la dura bipenne; l'abito al suo dolor molto convenne.

Io balzerò da un'onda all'altra, fuggendo lontano dai tronconi delle gomene infrante, lontano dallo sguardo allucinante dei fari, scivolando fra le lor braccia grondanti di luce che senza fine si prolungano, o Mare, a notte alta, sulla tua folle ebbrezza di scolaro in baldoria.

Issa-ooh!... Aggrappandosi, con un febbrile ansare, alle corde, tre marinai entrarono!... Strisciavano sul pavimento, piatti, grondanti d'acqua come pesci... Issa-oooh! Issa-oooh!... Trascinavano grevi tronconi d'albero e lembi di vele ritorti come serpenti!... Con voce rauca gridarono: Le barche sono infrante!... Siam soli!... Tutti gli altri son morti!...