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Aggiornato: 18 giugno 2025


Cessata la sensazione piacevole di questa scena, riprese il suo dominio lo sdegno di prima, e così alterato m'avviai all'appartamento di mia moglie. Entrai senza pronunziar sillaba, viso lungo, cappello in testa. Che hai? Che cosa ti accadde? ella mi dimandò affettuosamente. Il canchero alla reazione! Vuoi venire anche tu? Dove? Alla caccia dei cafoni in Isernia; cinquanta miglia da qui.

Canchero! esclamò egli, fermandosi tosto e guardando la beltresca più vicina, donde gli era venuto l'avviso. E siccome la sua esclamazione ionadattica non gli sarebbe servita a nulla col soldato in vedetta, che probabilmente incoccava un secondo verrettone, il nostro Maso si affrettò ad alzar le mani e a raccomandarsi coi gesti, gridando con quanto fiato aveva in corpo: San Giorgio e Carretto!

TRASILOGO. Perché sei come la mosca: mangi con noi e poi ne cavi gli occhi. MASTICA. Non posso piú soffrire. Venghi il canchero a tanta superbia! Che mi puoi far tu giamai? Stimi da senno ch'io creda queste tue bravarie, o dubito che non mi mandi quei popoli arcinfanfari o uomini maritimi ad uccidermi? Assai fo stima di queste tue minacce! TRASILOGO. La farai dell'opre, e ben tosto te ne pagherò.

VIGNAROLO. Oh canchero! che mi hai fatto cadere, m'hai stroppiato! ARMELLINA. Venite in casa a far collazione, ché sète stracco e ne dovete aver bisogno. VIGNAROLO. Sappi, Armellina mia, che d'ogni minima cosa mi doleva, quando mi sommersi, di non aver a vederti mai.

PANDOLFO. La camera è tutta sgombra de' paramenti e delli argenti! PANDOLFO. Canchero, che non fingo, dico da dovero: mi è stata sgombrata tutta la camera! PANDOLFO. Non potrei gridar tanto quanto ne ho di bisogno: mi ha rubato quanto aveva e non aveva! PANDOLFO. Mi è stato rubbato il mio e quel d'altri! PANDOLFO. Non ho piú voce, diavolo! e mi manca la voce, il fiato e l'anima.

FORCA. Canchero! pormi a pericolo d'una perpetua galea e prepararmi un seminario continuo di buone bastonate: per sodisfare a' vostri capricci, cado in pericolo maggiore di essere ammazzato dalla vostra furia. PIRINO. Perdonami, per amor di Dio. FORCA. Meglio sará per me che non m'impacci con i vostri amori.

A Filinor si formava un processo per lettere venute di Guascogna Dicean ch'era vizioso e il vizio stesso, un canchero, una peste ed una rogna; che non si getta il sigillo in un cesso; che darlo a un dissoluto non bisogna, il quale, o per danari o per natura, firmerebbe qualch'orrida scrittura.

PARDO. E pur con Turchia, Turchia: il canchero che ti mangi! tutte le mal creanze le scusi con Turchia. Ti conosco per un scappato da mille forche; quanto piú gli scusi, piú l'accusi: se pur son usanze turchesche, or che siamo tra cristiani, bisogna viver da cristiani. TRINCA. Se voi l'aveste maritata, sareste uscito da intrico. PARDO. Non ho trovato cosa a proposito.

CRICCA. Il granchio lo prendete voi e il canchero! ALBUMAZAR. ... egli è morto, mortissimo, perché il raggio direttorio è gionto alla casa sesta,... CRICCA. Dice che vi bisogna far un rottorio dietro la testa, perché purghi li mali umori. ALBUMAZAR. ... e negli luoghi della morte è gionto il suo afelio,... CRICCA. Poveretto! dice che è morto e fete!

Per tutta risposta, uno di quei villani, che s'era insino allora rattenuto per non destare il padrone, e scoppiava dalla voglia, precipitò sull'aja si recò alla bocca il corno, e ne trasse un muggito così pieno ed acuto, che al signor Fedele parve sentirsi passato fuor fuori da una cannonata. «Ti pigliasse il canchero, te e il tuo toro! birbante! Tu mi vuoi far morire le donne?

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