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Aggiornato: 11 ottobre 2025
"Due però (scrive il Manzoni) erano i libri che Don Ferrante anteponeva a tutti e di gran lunga in questa materia; due che, fino a un certo tempo, fu solito di chiamare i primi, senza mai potersi risolvere a qual de' due convenisse unicamente quel grado: l'uno, il Principe e i Discorsi del celebre Segretario fiorentino; mariuolo sì, diceva Don Ferrante, ma profondo: l'altro la Ragion di Stato del non men celebre Giovanni Botero; galantuomo sì, diceva pure, ma acuto." Il Manzoni dovea pensare ne' suoi studii storici un po' come il suo Don Ferrante: "Ma cos'è mai la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e, per conseguenza, butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida." L'Autore entra spesso in iscena anche come attore. Così dopo aver fatto una descrizione, forse un po' troppo minuta della biblioteca di Don Ferrante, soggiunge: "Noi cominciamo a dubitare se veramente il lettore abbia una gran voglia di andar avanti con lui in questa rassegna, anzi a tornerò di non aver gi
Al rifiuto di lei, il Ministro indignato va a domandarle la ragione dell'insulto; ella nega sfrontatamente di aver mai pensato a quella carica; e quando il ministro le mette sotto gli occhi la lettera del marito, ella gliela strappa di mano e la butta nel fuoco del camminetto.
Quando ecco che uno dei nostri per compire il mazzo leva di sul tavolino il tappeto e lo butta sul lume.* quindi buio pesto, buio come in cantina: ed i nostri si misero ad abballottare donne e guardie mobili: e fu un'urtarsi, uno spingere un'inciampare, un ruzzolarsi per terra; strida, bestemmie, risate, un vero pandemonio.
E il monello fa l'arte per l'arte; scende a balzelloni, rotolando massi dalla vetta di Cornalina, gitta sprazzi al sole per trame delle iridi cangianti. Si butta nei precipizii, si nasconde fra i cespugli, scompare nelle buche del monte, poi salta fuori a sproposito per tagliare il sentiero montanino, e s'adagia fra l'erbe, e folleggia e spumeggia e si inebbria di libert
La vergine, come a luogo di rifugio, si butta ai piedi dello altare, scongiurando con fiero rimorso: O Signore, salvate mio padre! Come vi ho pregato?
La nettezza è un dovere sociale quanto personale, ed è condizione principalissima di salute e di bellezza. Il carbone. Il carbone, a giudicarlo dalle apparenze, non ha alcuna importanza. È una materia nera, polverosa, imbarazzante, che si butta nel cantuccio più scuro di cucina, che non si tocca altro che colle molle o la paletta: a toccarlo con le mani, Dio liberi!
Imbecille! Cretino! Ma prova a ricordarti! Ma sfòrzati!... si spazientiva il Piemontese. Fai un esperimento così delicato e, per precauzione, non prendi nota neppure delle dosi... dell'essenziale! Ed eri presente... imbecille! cretino!... quando io pesavo diligentemente i preparati e misuravo l'acqua col provino.... Non sapevi, va bene, quale preparato sciogliere prima, quale dopo; ma, pensando a quel che ne poteva nascere, dovevi capire.... Niente! Butta giù tutto come vien viene... e gli c
Toglie di tasca il biglietto di NICOLETTA, lo scorre un'altra volta, poi con un moto concitato e rabbioso lo accartoccia, e lo butta in un canto. Poi riprende a camminare. Va sul terrazzo, ne torna. che lo ha sempre seguíto con gli occhi, dopo un silenzio ansioso. Piero?!
Ora è l'alba, l'alba apportatrice dei propositi onesti, e uno solo ne rimane a Donato; si leva, corre alla camera del babbo, picchia tremante all'uscio, entra, si butta fra le braccia del vecchio e ne bagna la canizie veneranda di lagrime amare. «Sai, babbo, io sono indegno di te, ho giocato, ho perduto, ho pregato il cielo che mi facesse morire.»
Ricomponendosi per quanto gli è possibile. Ebbene? La signora è rientrata. È nella sua stanza. Bene. GIULIETTA se ne va. RAIMONDO prende il cappello, viene a PIERO, lo fissa per un istante, dolorosamente. Poi lo bacia in fronte. Grazie, Raimondo. Vai? Sì. Non posso tardare di più. I due amici mi aspettano. Passerò poi da te, per sapere. Se vuoi. Gli butta le braccia al collo, singhiozzando.
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