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Aggiornato: 17 giugno 2025
Su le fugaci gioie Che il disinganno infrange, La notte le sue lagrime Piange. Ella mi disse: «Tu non ridi mai; Imprecan sempre i versi tuoi mordaci. Tu il cantico non sai Ove il gaudio folleggia e vibra al sole La musica dei baci. Tu non conosci la canzon febèa Che ignuda erompe dal pagano ammanto Come un’antica dea, E in alto vola, nuvole spargendo Di glicine e d’acanto.»
Egli aveva da natura sortito una bell'anima, una mente libera e franca. Fin da fanciullo, nudrito delle forti e franche parole paterne, cominciò ad amare quanto di bello e di grande gli sfavillava all'intelletto o al cuore. I semplici e maravigliosi racconti del padre e del signor Lorenzo, suo compare, quegli eroici fatti in cui i due vecchi soldati avevano avuta non l'ultima parte; quelle storie di pericoli, di battaglie, di trionfi, quel rapido mutarsi di genti e di cose, al quale non poteva tener dietro la sua tenera immaginativa, gli suscitavano prima di tutto pensieri di grandezza, di gloria, d'onore; e s'era figurato che l'uomo, se lo vuole, è sempre l'arbitro del proprio avvenire. Abbandonavasi alla spensierata fiducia dell'adolescente; il quale desidera, folleggia e sogna, trovandosi come nel mezzo di lieto giardino, dove fanno capo tutti i sentieri della vita; e non sa per quale mettersi, chè tutti del pari gli sembran facili e brevi; ma crede che per qualunque s'avvii, toccher
Sulla scena la Marini ride, folleggia, freme, ama, singhiozza, agonizza: e lassù quelle quattro fanciulle sono attente, commosse, trasportate; questa impallidisce, una diventa rossa, un'altra fa il viso serio e stringe le labbra come un fanciullo che abbia bevuto un vino troppo forte; all'ultima scorrono le lagrime e sono ribevute dalle guancia accaldate.
E il monello fa l'arte per l'arte; scende a balzelloni, rotolando massi dalla vetta di Cornalina, gitta sprazzi al sole per trame delle iridi cangianti. Si butta nei precipizii, si nasconde fra i cespugli, scompare nelle buche del monte, poi salta fuori a sproposito per tagliare il sentiero montanino, e s'adagia fra l'erbe, e folleggia e spumeggia e si inebbria di libert
Di cinghie, d’acciaio, di morse, di foco, Di spire temuto signor, Il mostro sbuffante nel vigile loco Si nutre d’immenso clamor: Folleggia, sghignazza, divampa, s’allenta, Stridendo si frena e rist
«Tutto è mister, ma nel tronco ingrossato Scorrer sentiamo il vital succo, come Il mondo sente vita in ogni lato. L'aura folleggia tra le sparse chiome... Vengon gli amanti uniti e poi retrivi Cercan sui tronchi nostri inciso un nome. E le foglie agitiamo e siam giulivi Ignorando il destino, e pur sentiamo Che ovunque è vita. E tu solo non vivi? Tu pensi e scruti e dici: il vero io bramo.
Ben lontano dall'essere intollerante della critica, di quella critica intendo che si fonda su' fatti e non folleggia ne' campi della imaginazione, accoglierò con grato animo le osservazioni che convalidassero od infirmassero le opinioni da me seguite, o da me primo abbracciate. Giovane d'anni e di studii, invoco la critica severa per illuminarmi e correggermi se alcuno s'avveda abbisognar me di lumi e di raddrizzamento nel cammino da me battuto. Ma chi vorr
È Ulrich che folleggia, avendo nel cervello l'idea grandiosa ed informe di un giocattolo mostruoso, immane, impossibile.
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