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Edith corse di sopra e guardò in tutte le stanze; poi guardò in solaio, e poi ancora nelle stanze e ancora in giardino, e nel boschetto, e nella serra. Nino, appena entrò, fu mandato in paese a domandare se mai Nancy vi fosse stata, ma Nancy non c'era, e nessuno l'aveva veduta. Lo zio Giacomo col garzone della scuderia se n'andò in una direzione, e Jim Brown nell'altra.

Sta bene, Miss Brown, disse lui. Poi si chinò in avanti e le prese fra le due grandi mani il piccolo viso malinconico. La guardò a lungo, ed ella vide i duri occhi arrossarsi subitamente, come soffusi di pianto. Ma ripresero poco a poco la loro chiarezza fredda senza distogliere l'azzurrino sguardo da lei. Brava Miss Brown, disse, brava piccola, coraggiosa, dolce Miss Brown. E la baciò in fronte.

Però, rileggendo la lettera di lui, e notando che egli diceva d'essere triste e selvaggio e solitario, aggiunse il suo indirizzo. Egli rispose. Scrisse sulla busta: Miss «brown», e l'indirizzo ch'ella gli aveva dato. Riconoscendo la scrittura, ella accettò, arrossendo, la lettera dalle mani del postino. Lo Sconosciuto scriveva: «Cara fanciulla non vestita di celeste, tornatemi a scrivere....»

No, cara te rispose la nipote del dottore esso non vien mica da Saadi, ma da uno Smith o da un Brown qualunque il corrispondente del signor Dehal a Calcutta. Ma non si direbbe dunque che questo monile è uscito dall'officina di Benvenuto Cellini! osservò la vecchia marchesa di Montmartel.

Ed ella gli scrisse subito per dirgli che davvero non gli avrebbe scritto mai più. Allora egli rispose, ringraziandola, e chiedendo se ella non fosse per caso quella tale Miss Brown che egli aveva conosciuto diciotto anni prima, e che era stata così maternamente buona per lui.

Edith si stancò presto di star , e scese in giardino a cercare del «Brown Boy», il ragazzo del giardiniere. Lo trovò nell'orto intento a tagliare i germogli delle piante di fragola. Era tutto colore del terriccio, e ne aveva come sempre sulle mani, sulla faccia e nei capelli. Perciò più che per la sua parentela, si chiamava il «Brown Boy».

E ogni sera per i corridoi, tra i duplici filari di scarpe, egli la accompagnava fino alla sua porta e le diceva: Buona notte, Miss Brown. Dalla Spezia un piccolo vapore mercantile che costeggiava andando verso il Nord, li prese a bordo. Scivolavano sull'acque azzurre verso Genova, quando Nancy, che era seduta su una cesta d'aranci, sentì il tocco della mano del Selvaggio sulla sua spalla.

E che poi poverina! aveva avuto anche il vaiolo nero.... Egli si augurava di cuore che ella fosse precisamente quella Miss Brown. Nancy sentì che doveva scrivere subito per dirgli che non era quella Miss Brown. E glielo scrisse. E finì la corrispondenza. Almeno, così disse Nancy a stessa, tornando su per le strette scale buie, dopo aver impostato questa lettera finale.

E forse se ne saranno tornati indietro insieme, fuori dall'esistenza, fuori dai ricordi, salpando nel buio delle cose passate, verso la lontana Isola di Ciò che non è Più. «Caro Ignoto, «Quante domande! Non vi basta sapere che non sono la ragazza vestita di celeste, Miss Brown, ma vi ostinate a voler conoscere il mio nome?

Due rudi colpi battuti alla porta la fecero sobbalzare. Era il postino con una lettera per lei. Da Aldo? No. Veniva dall'Inghilterra, ed era per «Miss Brown». Nancy richiamò il solenne postino e gli diede mezzo dollaro. Grazie. Sissignora. Va bene. Tutte le lettere, anche per Miss Brown, a Lexington Avenue? Sissignora. Sar