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Aggiornato: 21 giugno 2025
Dopo qualche spazio di tempo Caicchia torna con mezzo boccale in mano e, riaprendo lo sportello, porge da bere a Topo. E tu non bei? Sec. Ho beuto. Buh! che roba! a che osteria l'hai preso? come è amaro! Buh! Sec. È roba da Tobi, birbante! Caicchia! ahimè! brucio, brucio, brucio, muoio, muoio. Sec. O vai ora a ilbotrare di Caicchia*! * A palesarmi. Ah!... t'aspetto all'inferno! ah! Sec.
Marta pensava che sul cavalletto di tortura si può almeno gridare. Al contrario ella doveva stare composta, con un certo qual sorriso di partecipazione alla gioia degli altri e rispondere, tratto tratto, alle parole che per cortesia le rivolgeva il suo cavaliere di destra, e mettere pure in bocca qualche cosa e fingere di bere.
Al trentunesimo giorno Anne-Marie disse: Non voglio più vedere quell'uomo. Mai. E non voglio che porti mai più il mio violino. Va bene, cara, disse Nancy. E voglio andare in campagna; e voglio mangiare sull'erba delle cose in pacchettini; e bere del latte che si porta in una bottiglia. Va bene, tesoro. Lo faremo, disse Nancy. Sar
Francesco Kloss si recava sempre più tardi al Cova, la sera, a bere il suo caffè e latte. Anche il Kloss faceva un po' di assistenza al Casalbara e un po' di compagnia alla duchessa. La fera tonna motèl.... con tutt i perfezion!... E quando i suoi amici, gente d'affari, gli domandavano conto della liquidazione della Cisalpina, dichiarava che procedeva penissimo.
Ma s'io non voglio che 'l mio popol n'esca di sue contrade per migrar altrove, un'ala tronco al capo de la tresca, la qual non senza lui mai fuga move. S'ei langue infermo, dangli bere ed esca; chi 'l porta, chi 'l sostien, chi 'n grembo il fove; s'anche smarrito errando va per caso, vien cònto, qual patron da' cani, a naso.
Grisostomo, balbettò ella con fievolissima voce, dite voi, fate voi.... Ho sete, datemi da bere. Il domestico passò il suo braccio sotto ai tanti cuscini che reggevano il capo dell'inferma e ne la sollevò pianamente; Lombrichi gli porse un bicchiere, e Grisostomo messolo alle labbra della vecchia, vi lasciò cadere a goccie la bevanda.
Il Maestro della nave, nel volto del quale la paura non si era manifestata, come negli altri, per via di pallidezza, ma con tale un colore che teneva tra violetto ed il nero, si vedeva intento, con le mani su due vasi di terra per impedire che, cozzandosi in quei fieri scotimenti, si rompessero, e quanto aveva in canna gridava: «Libeccio, libeccio! sono si fatti i modi che suoli tenere co' tuoi buoni amici? Or corrono ben quaranta anni che frequento casa tua, nè mai quanto questa volta mi ti sei mostrato cruccioso: ti ho forse usato villania? ho tralasciato un giorno di bere alla tua salute? E mi dovevi fare questa vergogna appunto adesso che ho promesso a Monsignor Conte di trasportarlo sano e salvo fino ad Ostia? Senti che scossa! Domine, in adjutorium... che vento indiavolato! Ne vuoi la fine; e quando avrai fatto percuotere questi due vasi tra loro, i quali da poi che si conoscono sono vissuti da buoni fratelli, e spezzare, e sperdere il mio buon vino, che cosa pensi aver fatto? Almeno tu mi avessi dato tempo di bevermelo.... pazienza! Aspetta di grazia fino a domani, e quindi fa quello che vuoi.... Domine, in manus tuas commendo....» urlò il povero Maestro, che uno sbalzo terribile della nave fece duramente stramazzare su l'intavolato, e rovesciargli addosso i vasi con tanto amore guardati; onde è che tutto smanioso prendesse a dire brontolando: «Ah! libeccio misleale e fellone, che pretendi? Annegare Monsignor Carlo? Non sai ch'egli nasce di famiglia antica quanto la tua, ed è il più nobile signore di tutta Cristianit
Ciascuno di noi aveva un largo spazio per ammonticchiarvi la biancheria e i libri, per mettervi il catinetto di zinco, la fiaschetta impagliata, la brocca per bere, la spazzola e la pettinina, la gamella con inciso il nostro numero di matricola e la pagnotta che ci avrebbero portata tepida due volte il giorno. Il sole completava la nostra contentezza.
Pregate quel signore di attendermi un momento. diss'ella continuando a bere il moka. Non sapevo che tu conoscessi il Rosati, osservò don Pio. L'ho conosciuto per giovarti e credo che di quel ragazzo si possa fare un utile cooperatore. Ha poche idee, disse il principe. Ma ha molta fede in te, ti è molto affezionato, disse la duchessa alzandosi.
Che furia!» saltava su quel mezzo prudente da Locarno. Finiamo di bere, e poi venite con noi. Laggiù ve li faremo trovar tutti. Che festa per loro a rivedervi!...
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