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Aggiornato: 16 giugno 2025


PEDANTE. Questo era il Cerriglio; e qualche diavolo l'averá fatto trasmutare in casa. LARDONE. Andiancene, padrone, ché quello medesimo negromante queste parole non le facci diventare tante bastonate, come ha fatto diventare pur quei fegadelli e salsicce.

Rompermi la testa, darmi cinquanta bastonate, cavarmi un occhio e sfreggiarmi la faccia, son cose ch'all'ultimo si ponno sopportare. Ma quel star a trippa vacua e senza mangiare, son cose insopportabili. TRINCA.

E se tu non sei savio, tu sarai balzato peggio che non è quel buffon da bastonate dell'asino. Odi quell'altro che dice: Costui è un gran bravo. Son bravo per certo, quando bisogna, com'ora. E non guardate ch'io sia giovane; ché ne ho date molte piú di punte, come piú pericolosi colpi degli altri, che non n'ho rillevate.

PANFAGO. Con questo giubbone non dimostro magnificenza? e con questa ciera un mercadante ben ricco? PIRINO. Non potrai dir che tu sei povero, perché sei mercadante e hai schiavi da vendere. PANFAGO. Se non m'hai rispetto e parli con creanza, ti darò bastonate. Tu sei mio schiavo e ti posso vendere a mio piacere: e te ne farò veder l'esperienza, ché ti venderò or ora.

Un signore anche buono tenevasi sempre agli stipendj alcuno di questi bassi scellerati, perchè fosse uno strumento di meno in pugno dei suoi nemici, anche per potersene all'uopo servire contro di essi, in tempi che la giustizia si faceva troppo spesso a punta di spade e di pugnali, o almeno a bastonate. Quest'arnese, come vide e conobbe Alpinolo, tosto gli ebbe dischiuso.

DON FLAMINIO. Da cosí buona fortuna fo argumento che la cosa riuscirá assai netta. Conosco il capitano; ma come si sentirá beffato da te, ti fará una furia di bravate. LECCARDO. Ed io una furia di bastonate. DON FLAMINIO. Leccardo mio, come arò per tuo mezo conseguito il mio bene, arai sempre la gola piena e ornata di catene d'oro. LECCARDO. Purché non rieschino in qualche capestro!

ESSANDRO. Va adesso a trovar un capitan spagnolo bravissimo, chiamato Dante, perché bravissime bastonate. GERASTO. Sotterrerò lui e chi vuoi difenderlo, di bastonate. Ma io non sono di poca stima in questa cittá che non abbi una dozzina di spagnuoli a mio comando. ESSANDRO. È rissoluto ammazzarvi in ogni modo; e penso sará qui tra poco. GERASTO. Egli mi troverá qui piú tosto che pensa.

Scommodando gli amori di Giacomino, accommodarò il mio stomaco. Devo io osservar fede a chi mi manca di fede? Io intanto apparecchiarò le scuse e le gambe per sfrattar la campagna, e al peggio le spalle alle bastonate. Vuo' piú tosto morir satollo e da forfante che morirmi di fame e da uomo da bene.

MASTICA. Io morto di fame? se mi porrò mano in gola, vomiterò tanta robba che potrò dar a magnare a dieci di pari tuoi. TRASILOGO. Squadra, porta qua dieci some di bastoni, ché non posso sopportar piú. Poltron, non parlare se non quanto le tue spalle ponno sopportar bastonate. MASTICA. Non ti mette conto che m'uccidi. TRASILOGO. Perché?

Il cagnolino deve limitarsi a latrare; ma il ladro neppure si cura di lui; tira innanzi con disprezzo e questo disprezzo fa al cane assai più male, che se il passante avesse aggredito, si fosse posto alla difesa, lo avesse magari ucciso a bastonate. Avrebbe almeno mostrato di fare conto dell'animale fedele..... Ma un disprezzo simile.

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