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Aggiornato: 3 maggio 2025
Come in un sogno stava d'innanzi a noi la casa. Su la facciata rustica, per tutte le cornici, per tutte le sporgenze, lungo il gocciolatoio, sopra gli architravi, sotto i davanzali delle finestre, sotto le lastre dei balconi, tra le mensole, tra le bugne, dovunque le rondini avevano nidificato. I nidi di creta innumerevoli, vecchi e nuovi, agglomerati come le cellette di un alveare, lasciavano pochi intervalli liberi. Su quelli intervalli e su le stecche delle persiane e sui ferri delle ringhiere gli escrementi biancheggiavano come spruzzi di calcina. Benché chiusa e disabitata, la casa viveva. Viveva d'una vita irrequieta, allegra e tenera. Le rondini fedeli l'avvolgevano dei loro voli, dei loro gridi, dei loro luccichii, di tutte le loro grazie e di tutte le loro tenerezze, senza posa. Mentre gli stormi s'inseguivano per l'aria in caccia con la velocit
O che avranno detto i ritratti dei due Monarchi Carlo VI d'Austria e Filippo V di Spagna, incorniciati sopra gli architravi di due usci, l'uno di faccia all'altro, e posti in modo che parevano sbirciare le donne e i cavalieri, quali fossero le più belle ed i più cortesi?
Siede una donna, bianca e taciturna, tenendo l'arpa da le molte chiavi, su 'l solio, ne la sacra ora notturna. Angeli immensi reggon li architravi; e fra simboli oscuri, in su gl'incisi cuoj, regine con mitra ésili e gravi stanno cogliendo rossi fiordalisi.
In mezzo, in forma di trono, è il seggio dell'arcivescovo; intorno, un giro di enormi colonne di diaspro; sugli architravi, delle statue colossali d'alabastro; ai due lati, degli enormi pulpiti di bronzo con suvvi dei messali giganteschi, e due smisurati organi, l'uno di fronte all'altro, dai quali par debba prorompere da un istante all'altro un torrente di note da far tremare le volte.
Qui i piccoli Torquemada degli uomini e dell’arte martoriarono temerarî ed isteriche, visionarî e maliarde, e tagliarono architravi e ruppero colonne, che erano gioielli della migliore architettura dell’epoca aragonese. Dal sommo del prospetto rispondente sul Piano della Marina qui si precipitarono i trasgressori delle leggi della pubblica salute nei giorni paurosi di pestilenza.
Si scende, si torna verso l'uscita, di sala in sala, di rovina in rovina, sempre fra mura gigantesche e grandi porte, per cui si vedono altre mura e altre porte lontane. A un tratto, voltandoci a sinistra, vediamo un grande portico oscuro, e uno spazio di terreno senz'erba, sparso di marmi. Ci avviciniamo: son pezzi di statue. Ci son teste enormi con la fronte e con gli occhi levati in alto, che dovevano sorreggere degli architravi; torsi di guerrieri atletici senza capo; in un canto un mucchio di teste di dèi, di soldati, d'imperatori, di vergini, tutte mutilate, e col viso rivolto verso chi guarda; rottami di colonne che tre uomini non possono abbracciare, e mucchi di figurine e di pezzi d'ornato staccati dai capitelli, e pietre di mosaico sparse. Tutti questi marmi lasciati così in terra, e disposti in un cert'ordine, d
Le facciate sono incrostate di marmi o coperte di freschi mitologici, storici; le colonne di bianco Carrara o i pilastri di cupe bozze sorreggono gli architravi stemmati delle porte maestre; le cornici, le statue, le balaustre, gli scudi, i timpani, le piramidette, i festoni, i bassorilievi, i loggiati, le inferriate sporgenti, con forte armonia s'intonano alle linee del quadro, dovuto alla scuola di Michelangiolo e del Bernino: una intera via, due, tre, quattro.... quattro prospettive sceniche di sedi olimpiche. Nei vestiboli lastricati di marmi o s'adagia un larghissimo scalone, coi lioni maestosi, veglianti sui piedestalli, oppure un velo d'acqua frescamente scende a bagnare le muscose spalle di due cariatidi reggenti la conchiglia, oppure tra le colonne appaiate scintilla, come sfondo, l'azzurro mare e il cielo secato dagli apparecchi aerei delle infinite alberature. Vi sono scalee che danno a cortili, e nuovamente cortili che danno a scalee, e su ancora.... Arriviamo ai terrazzi, alle logge, ai giardini sostenuti da baluardi, agli elisi, ove le rose e gli aranci, la flora ligure venustissima non suade che amori, coi profumi spossatori dei talami sempre fecondi. E vi sono scalee che accedono alle straricche anticamere e agli appartamenti: ori, pietre, stucchi, cristallo, basalto, alabastro, colonne doriche, ioniche, corinzie, tele, freschi, statue, tutto vedi.... Cioè, non vedi niente: perchè subisci l
Una grande arcata collega le due porte aperte su l’una e l’altra scala, tutte di pietra gli stipiti gli architravi i limitari, semplici e sode, non ornate se non d’una fascia sola, con un che della nuda forma dorica. Si vede pel vano dell’arcata sfondare l’aria del vespro, ove la selva dei cipressi più e più s’infosca digradando come le canne d’uno smisurato organo di bronzo.
L'altar maggiore, a volerlo considerar per la minuta, richiederebbe altrettanto tempo che la chiesa intera; è una chiesa, è un visibilio di colonnine, di statuette, di fogliami, d'ornamenti svariatissimi, che sporgon lungo gli spigoli, s'alzano sopra gli architravi, serpeggiano intorno alle nicchie, si sostengono l'un l'altro, si ammontano, si nascondono, presentando in ogni parte mille profili, e gruppi, e scorti, e dorature, e colori, e ogni maniera di artifiziose leggiadrie, che porgon tutte insieme l'aspetto di una magnificenza piena di decoro e di grazia.
Dicea quel di Bellanda: Amico Orlando, quest'occhio cieco, questo monco braccio, quest'incurabil ernia raccomando, e il mendicume, mio perpetuo laccio. Se tu sapessi com'io vo passando i giorni, e tu vedessi il mio primaccio, le sedie, il desco e la cucina mia, perdio! morresti di malinconia. Legna non ho per cuocer le minestre: son arsi le architravi e le cornici.
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