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Aggiornato: 1 giugno 2025
Siete voi!..... gridò con esaltazione, siete voi che amo, voi per cui darei tutto, voi che mi avete turbato il cuore, la mente; voi cui appartengo dal primo giorno che vi vidi, voi che siete bella, che siete splendida, voi che d'un uomo potete fare un dio! oh abbiate piet
Or bene? esclamò Gervaso bruscamente. Ascoltate. Io non sono come v'ho detto maestro di disegno, ma bensì appartengo ad una delle primarie famiglie di Milano per nobilt
Non prima d'ora ho potuto scrivervi, durante il mio viaggio; il medico mi aveva proibito d'occuparmi. Sì, madre mia, io sono stata sull'orlo del sepolcro: un Dio mi ha conservata all'affetto vostro e di colui che mi ha salvata ed al quale col più sacro titolo appartengo. Il venerando padre Gonsalvo, il mio tenero Giovanni so avervi scritto la istoria delle mie sventure fino alla notte in cui venni esanime e puro scheletro involata a morte certa, poichè il barbaro mio rapitore era gi
Ma, pur troppo, la sera dopo ella non cantava, aveva riposo, e Giacomo di Vharè rimase solo con lei oltre la mezzanotte. Quando Giacomo se ne andò via, Andreina aveva voluto accompagnarlo fin sull'uscio dell'ultima stanza d'uscita, abbracciandolo un'altra volta con una tenerezza infinita. Ascolta, Giacomo, gli disse, io ti ho data tutta l'anima mia; ormai non mi appartengo più. Non abbandonarmi subito; io non ti ho ingannato e non ho mentito. Darei la mia vita, il mio nome, il mio trionfo d'artista, tutto tutto, per essere ancora una donna onesta e poterti dire: non sono stata che tua, e non sarò che tua. Stordita, non ho mai avuto rimorso del mio passato; ora ne ho dolore per la prima volta e per te, perchè ti voglio bene Sento che ho finito ormai di essere calma e felice; ma non rimpiango la mia felicit
L'indomani mattina, quando Vittorio Emanuele si recava a visitare i suoi valorosi camerati della vigilia, ed a consegnare al Colonnello Chabron il decreto col quale decorava colla medaglia d'oro la bandiera del suo reggimento, il più anziano dei Zuavi gli partecipava che il reggimento lo aveva acclamato suo Caporale e lo pregava di accettare. «Ben volentieri amici miei» rispose il Re commosso di quel segno di simpatia «d'ora innanzi io appartengo a voi».
Ed ora, signori lettori, che ci siamo reciprocamente presentati scambiandoci le carte da visita, come si usa tra le persone ammodo quando non hanno la fortuna di potersi vedere, tiro via colla mia storia. Non vanto illustri avi, nè sono figlio di paltonieri. Appartengo all'umile classe dei borghesi. Non sono nè ricco nè povero. Ho trent'anni.
Le considerazioni di tempo, di occupazioni, erano messe innanzi a me. Tutti i doveri gli erano più sacri che il dovere contratto con me di amarmi e di farmi felice. «E pensavo: Se ora, che gli appartengo soltanto idealmente, è freddo così, che sar
Voi partite posdomani irrevocabilmente? Irrevocabilmente. Il mattino? Senza dubbio. E non verrete quest'inverno a fare una scappata a Torino? Eh! difficile. Se vi lusingate ch'io m'aggiunga al novero di quelli che compiangono il deserto che è diventato Torino, la sbagliate lunga... Oh! non ci appartengo neppur io a quel novero... finchè a Torino ci sarete voi. Un complimento!
«Fermatevi: in nome del Santo Sepolcro, concedete un momento.... Io non ho da conservare l'onore dei miei maggiori, perchè non appartengo a nessuna famiglia.... non ho che il mio; ma questo mi è caro, come se mi fosse stato trasmesso da Roberto Guiscardo, o da Enrico l'Uccellatore: ma mio padre muore, dite voi; e se non lo vedo adesso, nol rivedrò mai più, e rimarrò nelle tenebre dentro le quali sono nato.... Ma il mio onore, il mio onore! Roberto, deh! per piet
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