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Corse a Madrid con l'incerta speranza di poterli servire, di poter versare il proprio sangue per loro. Dissero alcuni che egli era andato per chiedere di poter fare il corsaro contro gli Americani: «Ahimè», scrive egli, «quanto rimpiango che non sia vero e neppure possibileNon glie ne manca il desiderio, bisognerebbe però avere una nave da corsa che potesse filare venti nodi, almeno.

No, Aloise, v'ingannate; io non rimpiango l'amore di quella donna. Soffro.... ecco tutto! Soffro di esser caduto così stoltamente in errore, di aver commesso altrui così ciecamente il mio cuore. Torno ora in balìa di me stesso; ma basta egli forse? Voi non sapete quanti bei sogni si proseguono, amando; che castelli in aria si edificano; che dolci consuetudini si vagheggiano, e come l'animo confidente, quasi ringiovanito, si schiude agli aliti della nuova vita, e come paion nulla le molestie, le difficolt

Le donne, caro amico ripigliò San Giustino, certi riguardi non li capiscono... Io ho avuto la disgrazia di perder la mia ancora giovane e la ricordo e la rimpiango... Credo tuttavia che con lei la mia carriera politica sarebbe stata troncata a mezzo... Quello che mi ha tempestato di lettere e di dispacci una volta che la nostra primogenita ammalò di morbillo! Pareva che una catastrofe fosse imminente... Io ebbi la debolezza di darle retta; abbandonai la capitale, piantai in asso il Parlamento, gli uffici, due commissioni che dovevo presiedere, corsi in Toscana nella nostra villa e trovai la mia figliuola gi

In questo momento, te lo giuro per la nostra morticina, non lo rimpiango neppure. È la prima volta che la ricordi. Non volevo inacerbirti la piaga.

Ma, pur troppo, la sera dopo ella non cantava, aveva riposo, e Giacomo di Vharè rimase solo con lei oltre la mezzanotte. Quando Giacomo se ne andò via, Andreina aveva voluto accompagnarlo fin sull'uscio dell'ultima stanza d'uscita, abbracciandolo un'altra volta con una tenerezza infinita. Ascolta, Giacomo, gli disse, io ti ho data tutta l'anima mia; ormai non mi appartengo più. Non abbandonarmi subito; io non ti ho ingannato e non ho mentito. Darei la mia vita, il mio nome, il mio trionfo d'artista, tutto tutto, per essere ancora una donna onesta e poterti dire: non sono stata che tua, e non sarò che tua. Stordita, non ho mai avuto rimorso del mio passato; ora ne ho dolore per la prima volta e per te, perchè ti voglio bene Sento che ho finito ormai di essere calma e felice; ma non rimpiango la mia felicit

Il duca di Balbek, che l'aveva riconosciuta, e si rammentava la scena agl'Italiani, arrossì. Morella fece vista di non scorgerlo. Ahimè! madamigella le susurrò il principe ora che vi vedo, rimpiango di non essere la fortunata vittima che i vostri sguardi debbono immolare. Che ciò non vi arresti, mio principe disse Morella ridendo; io sono di forza da farne due delle vittime.

Mi vengono, ma non li rimpiango, ne rido... insomma sono felice! To', disse Antonio guardando l'orologio; è mezzogiorno, voglio essere felice anch'io! Anch'io! dissi accontentandomi della parte secondaria che mi toccava in quella commediola.

Non ho detto: facilmente. In ogni modo, ti sei consolato; io invece rimpiango ancora quel che ho perduto. Il mercoledì, dunque, mi avviavo verso casa Olgani senza che io sapessi precisamente quel che avrei dovuto dire a miss Nelly, o almeno senza sapere in che modo avrei potuto formulare la mia risposta. Non volevo mentire e non volevo neppure chiudermi ogni via di riprendere quell'argomento nel caso che le circostanze mi avessero, un giorno, permesso di dirle: Restate! o qualunque altra parola equivalente. Entrando nel salotto, una rapida occhiata in giro mi aveva consolato; miss Nelly non c'era. Può darsi che non venga! pensai.... Ma proprio in quel punto ella appariva su l'uscio preceduta dalla cugina. Le corsi incontro, come chi affronta coraggiosamente un inevitabile pericolo, e le dissi: Siete in ritardo! Mi guardò negli occhi, seria, quasi maravigliata di udirsi dire quelle parole. E durante la serata mi sembrò che volesse evitarmi. Uscendo di casa Olgani, qualcuno della comitiva propose una passeggiata al Colosseo. Ci avviammo. Le offersi il braccio. La serata era bellissima; le viuzze che conducono col

Parlo ai miei compagni dell'8ª squadriglia, tra monumentali paste asciutte sanguigne sotto la lampada fumosa assalita da tutte le farfalle di una afosa sera di agosto. Io, dice il tenente Volpe, rimpiango la mia caccia e la mia pesca.

Gherardo Ismera. Come rimpiango il vostro sorriso d’allora! Non era crocifisso. Basta, via. Datemi le mani, perché io vi esorcizzi. Mortella. Nella mia imaginazione ho troncate le vostre e le ho conservate in fondo a uno specchio come nel ghiaccio. Gherardo Ismera. So anche quest’altra storia. Mortella.