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Aggiornato: 3 giugno 2025
Mentre que' primi casi d'Alaimo travagliavano la Sicilia, re Carlo consumava le forze del regno e sè stesso, nel delirio di tornar sopra l'isola. Ritirandosi, inseguito dall'armata nostra, sostò pochi giorni a Cotrone; ove crebbe a cento doppi lo scompiglio de' moltissimi disertori: e indi tutto dispettoso e truce passò il re a Brindisi ; e trovò per conforto gli avvisi d'un altro insulto di quel Corrado di Antiochia, che adoprò sì caldo nell'impresa di Corradino. Costui, adunati esuli del regno e altra gente presso i confini, ove imperava in nome la Chiesa, in effetto ogni sfrenato feudatario o ladrone, entrò a mano armata in Abruzzo al racquisto della contea di Alba. Il conte di Campania li fronteggiò e ruppe : ei rife' testa, aiutato di danari dalla reina Costanza . Un Adinolfo surto in quel tempo stesso a turbar la Campania, disfatto fu da Giovanni d'Eppe con le genti pontificie. Perugia ancora, Urbino, Orvieto e altre citt
Il trattato contro i Cristiani sarebbe stato scritto, a quel che narra Libanio, nella sua orazione funebre, durante il soggiorno dell’imperatore in Antiochia. Noi sappiamo che Giuliano dimorò in Antiochia, dall’Agosto del 362 al Marzo del 363, tutto intento ai preparativi per la funesta spedizione di Persia. Ebbene, in mezzo a tali gravissime preoccupazioni, l’infervorato giovane, approfittando delle lunghe notti invernali, narra Libanio, scriveva, per dimostrare ridicola e vana la fede dei Cristiani, un libro che, sempre al dire di Libanio, era più poderoso di quello stesso che aveva dettato, al medesimo scopo, il vecchio di Tiro, cioè, Porfirio²³⁰. Certo, la circostanza di aver scritto, in un momento ansioso, un libro così grave, trovando, insieme, il tempo di comporre la brillante satira, il Misobarba, è la prova più luminosa della singolare versatilit
Finalmente, compiuti con ansia febbrile i preparativi, distribuite le truppe nelle varie stazioni, fatti immensi e solenni sacrifici a Giove, nel marzo del 363, Giuliano parte da Antiochia diretto all’Eufrate. Poco prima di partire, aveva ricevuta una lettera del re di Persia, il quale, sgomentato dalla fama guerresca del giovine imperatore, lo pregava di accogliere una sua ambasceria e di comporre, con un trattato, il loro dissidio. «Tutti
²⁹⁴ Liban., 202, 10 sg. Durante il soggiorno di Giuliano in Antiochia avvenne un fatto che lo ha singolarmente irritato. Non v’era cosa che fosse più ripugnante a Giuliano del culto che i Cristiani rendevano ai sepolcri dei loro martiri, dei loro uomini illustri. Questa adorazione dei morti, com’egli la chiamava, offendeva il suo senso estetico di antico greco, gli pareva assurda, e probabilmente gli era odiosa come uno dei mezzi più efficaci per esaltare gli animi in un’aspirazione devota. Quando viene a toccare di questo culto dei morti, egli ha sempre qualche parola di disprezzo o di sarcasmo, e, più ancora, che la distruzione delle chiese, egli desiderava la scomparsa o l’abbandono di quelle tombe che erano diventate luoghi sacri. Tale era appunto la tomba del martire Babila che si trovava nel sobborgo di Dafne, presso Antiochia. Quel sobborgo era un luogo di delizie per la bellezza delle piante e dei fiori, per la vista e la giocondit
E qui Giuliano narra con molto spirito e con fine ironia l’episodio della venuta di Catone ad Antiochia, e dell’offesa fattagli dai cittadini, e soggiunge³³⁵. «Non c’è, dunque, da meravigliarsi, se oggi io ho da voi un eguale trattamento, essendo un uomo di tanto più rozzo, più duro, più incivile di lui, di quanto i Celti lo sono dei Romani. Perchè colui, nato in Roma, vi giunse alla vecchiezza. Me, tocca appena l’et
Libanio fu uno dei personaggi più cospicui del mondo ellenico nel secolo quarto. Nativo egli pure, al pari di Ammiano, di Antiochia, Libanio, letterato e retore insigne, empì della sua attivit
Se dobbiamo creder a Socrate, egli era assai più versato nella dialettica di Aristotele che nella conoscenza degli scrittori cristiani, e professava il disprezzo per Clemente ed Origene²⁹⁹. Allontanato da Antiochia come disturbatore della pace religiosa, Aezio, soggiornando in Cilicia e, specialmente, a Tarso, strinse amicizia coi seguaci delle idee lucianiste e ne divenne un apostolo ardente.
71 Or né l'uno né l'altro è sì indovino, che di Grifon possa saper che sia: ma venne lor quel Greco peregrino, nel ragionare, a caso a darne spia, dicendo ch'Orrigille avea il camino verso Antiochia preso di Soria, d'un nuovo drudo, ch'era di quel loco, di subito arsa e d'improviso fuoco.
Giuliano rimase ad Antiochia dall’agosto del 362 al marzo del 363. Questi pochi mesi costituiscono uno degli episodi più interessanti della vita di Giuliano. Antiochia era una citt
Risoluto di portarsi, col suo esercito, sull’Eufrate, l’imperatore lascia, nell’estate del 362, Costantinopoli, e va prender dimora ad Antiochia, onde esser più vicino al teatro della guerra, e farne il centro dei grandi preparativi che, nella sua sapienza delle cose militari, ben sapeva necessari all’audace impresa. Percorre, nel viaggio da Costantinopoli ad Antiochia, una regione a lui nota e cara. Si ferma a Nicomedia, e piange col popolo la rovina della gi
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