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⁸⁴ Iulian., 363, 26 sg. Era proprio completamente sincero Giuliano in queste sue dichiarazioni di innocenza, in queste sue affermazioni di sorpresa e di meraviglia? Si può dubitarne, senza fargli gran torto. La condotta di Costanzo verso di lui era tale da non lasciargli alcun dubbio sulla sorte finale che lo aspettava. Se avesse fatto partire i suoi soldati, egli era un uomo perduto. A lui non restava altra difesa che la ribellione agli ordini ricevuti. Onde salvarsi, doveva dimostrare a Costanzo di avere a sua disposizione una forza maggiore della sua. Che, in tutte quelle esitazioni, in quelle suppliche agli dei, in quelle ripetute proteste, ci sia un po’ di commedia, è naturale il supporlo. Ammiano ci racconta, e Giuliano ci conferma con gran calore, che gli dei gli avevano chiaramente manifestato il loro volere con un miracolo. Ma questi miracoli così opportuni non si verificano se non per coloro che li aspettano, onde sanzionare ciò che gi

Alto Adige, capoluogo Trento, popolazione 266,734, distretti 5, cantoni 20, comuni 121: DAL FIUME Filippo prefetto; MILOSSEWITZ generale comandante. Alto Po, capoluogo Cremona, popolazione 363,196, distretti 4, cantoni 17, comuni 129: TICOZZI Francesco prefetto; BALABIO generale comandante.

Ora, è chiaro che le invettive e le maledizioni della Chiesa non tolgono che, nell’imperatore Giuliano l’uomo e l’azione siano singolarmente interessanti. Non vi può essere studio storico più attraente del ricercare le origini, le cause, le conseguenze della restaurazione politeista a cui il giovane imperatore ha posto mano. Quelle invettive e quelle maledizioni non possono nascondere il vero a chi appena guardi la storia e i documenti; e il vero è che Giuliano fu un uomo per eccellenza geniale, un uomo che, dopo aver passate l’adolescenza e la giovinezza immerso negli studi, da cui, ad ogni istante, lo distraeva l’aspettazione di essere trucidato ad un cenno dello scellerato cugino che sedeva sul trono imperiale, investito, improvvisamente, di un supremo comando militare, in una posizione che pareva disperata, si rivela, in breve tempo, generale di altissimo valore, e conduce una campagna meravigliosa, coronata da splendide vittorie. La sua vita pubblica è chiusa nel breve ciclo di otto anni, dal 355, l’anno in cui è mandato nelle Gallie a fronteggiare le invasioni germaniche, al 363, l’anno in cui cade sul campo di battaglia combattendo eroicamente i Persiani. Questi otto anni furono tutti spesi in una vita agitata, piena di avventure e di preoccupazioni amministrative e militari. Eppure, il giovanissimo imperatore, che doveva morire a trentadue anni, non abbandonò mai i suoi studi, non interruppe mai la sua attivit

La produzione del grano da Ettolitri 7,744,981 nel 1891 discese a 4,363,696 nel 1892, a 4,365,300 nel 1893, e il prezzo contemporaneamente è disceso a L. 19,48 per ettolitro nel 1891, a L. 18,91 nel 1893. La produzione dell'orzo è discesa da ettolitri 1,511,699 nel 1891 a 1,169,061 nel 1893 mentre il prezzo è rimasto stazionario.

Giuliano rimase ad Antiochia dall’agosto del 362 al marzo del 363. Questi pochi mesi costituiscono uno degli episodi più interessanti della vita di Giuliano. Antiochia era una citt

Finalmente, compiuti con ansia febbrile i preparativi, distribuite le truppe nelle varie stazioni, fatti immensi e solenni sacrifici a Giove, nel marzo del 363, Giuliano parte da Antiochia diretto all’Eufrate. Poco prima di partire, aveva ricevuta una lettera del re di Persia, il quale, sgomentato dalla fama guerresca del giovine imperatore, lo pregava di accogliere una sua ambasceria e di comporre, con un trattato, il loro dissidio. «Tutti

Il trattato contro i Cristiani sarebbe stato scritto, a quel che narra Libanio, nella sua orazione funebre, durante il soggiorno dell’imperatore in Antiochia. Noi sappiamo che Giuliano dimorò in Antiochia, dall’Agosto del 362 al Marzo del 363, tutto intento ai preparativi per la funesta spedizione di Persia. Ebbene, in mezzo a tali gravissime preoccupazioni, l’infervorato giovane, approfittando delle lunghe notti invernali, narra Libanio, scriveva, per dimostrare ridicola e vana la fede dei Cristiani, un libro che, sempre al dire di Libanio, era più poderoso di quello stesso che aveva dettato, al medesimo scopo, il vecchio di Tiro, cioè, Porfirio²³⁰. Certo, la circostanza di aver scritto, in un momento ansioso, un libro così grave, trovando, insieme, il tempo di comporre la brillante satira, il Misobarba, è la prova più luminosa della singolare versatilit