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Scosse Angelin della sua famigliuola le tasche tutte, e in una carta ha messa di quaranta soldon la somma sola, ch'altro non puote; e con faccia dimessa a' fraticei diceva una parola: che lor piacesse far dire una messa; e ginocchion sul spazzo si mettea nel tempo che la messa si dicea.

E tanto seppe il danese attutarli che ognun la sua pretesa in lui rimise, ed ei la lite de' moccol decise. Disse che fosse Angelin seppellito nella contrada dov'egli era morto, e il piovan di San Pavolo, apparito per la magion, non abbia in tutto il torto. Volle che fosse l'util ripartito del funeral.

Gli aspettator rimason co' pensieri. Lettor, l'avvenimento speri invano: ch'io tel dica, per or non è mestieri; deggionsi risparmiar de' fatti alquanti per la materia de' seguenti canti. Custode del sigillo alfin rimane Angelin di Bellanda. Ganellone Filinor mette per vie nuove e strane per cavalier di camera a Carlone. Tra Marfisa e il guascon, Cupido cane fa delle scene.

Tanto che se Angelin saper volea chi gli avesse il suo voto o tolto o dato, per miglior segno solamente avea a conoscer colui che l'ha burlato, che quel s'affaticava e s'accendea per farsi creder molto affaccendato. La troppa affettazione ed il giurare faceva del contrario dubitare.

Il conte Orlando e Dodone e Rinaldo, che la sinceritá non han perduta, uscir dal parlamento ognuno caldo: corrono ad Angelin, che gli saluta. Dicean: Quell'impostore, quel ribaldo di Gano, a questa volta l'ha perduta; e il povero Angelin vanno abbracciando. Piangea per l'allegrezza il conte Orlando.

Venuto è qui per ritrovarla amica, avere incarco e viver con onore, raccomandato alla mia debolezza, che, qual è, sempre a ristorar fu avvezza. Angelin di Bordea, ch'era custode del sigillo reale, è al ciel salito. Chi può aver quell'incarco, molto gode. Il parlamento de' porlo a partito.

Dodone, Orlando e Rinaldo, ch'è giunto da Montalban per questa concorrenza, vanno con Angelin debile e spento, facendolo star sempre in riverenza, e fanno uffizi, e stanno forti al punto del sigillo Angelin non resti senza, dicendo: Se qualcun gli niega il voto, s'aspetti guerra e peste e terremoto. Da tutte parti gli uffizi infiammavano per quello di Bellanda e pel guascone.

E molto amari ed aspri son gl'ingoffi di quegli uffizi nuovi e dell'assedio ad Angelino di Bellanda, solo concorrente al sigillo e buon figliuolo. Angelin di Bellanda è un cavaliere privo d'un occhio in battaglia perduto; monco ha il sinistro braccio, ed il brachiere porta, delle fatiche per tributo. Di Carlo avea servito alle bandiere ne' tempi andati, e gran sangue ha perduto.

Era Angelin d'una statura grande, e grosso e molto greve nella pancia, magno conoscitor delle vivande, che le gustava sudando la guancia, e in tavola voleva altro che ghiande; anzi dicea tutta quanta la Francia, parlando di chi fa mensa piú buona: Angelin di Bordea porta corona.

Orlando avea sentito quel maneggio, e per la rabbia stralunava gli occhi, perocch'era un uom giusto, e disse: Io veggio, caro Angelin, che il mal passa i ginocchi, ed ogni giorno va di peggio in peggio il mondo, e il buon costume a spicchi e a rocchi. Non ho piú lingua omai, non ho piú fiato: priego invan, grido invan; son disperato.