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Aggiornato: 25 maggio 2025


Giovanni da Procida riserbato a vendicare la famiglia di Manfredi, non giungeva a salvarla. Riparato in Lucera, mandava alla marina per trovare galea o saettia, che valesse a trasferirla in Catalogna: i messi caduti nelle mani del nemico perivano. Lucera, stretta d'assedio, ferocemente si difendeva: certo non si sa in che cosa sperasse; mancavano i cibi, ed il presidio ogni giorno si assottigliava; ma il Procida protestava non entrerebbe Carlo nella terra finchè vi fosse anima viva: tentato a tradire, gettava di propria mano il vergognoso ambasciadore dalle mura della citt

Ma vi si mostra di raro, per qualche minuto solamente, e sempre solo. Non accetta inviti a pranzo? Neppure dal suo ambasciadore. Non si mostra ai balli? Solo per farvi un atto di presenza indispensabile, e di cui sarebbe impossibile astenersi. Ma non balla mai. À pranzato due volte sole al club, durante l'inverno, ed è passato tre volte pel Bois. À bei cavalli?

ho trovato che in alcun luogo sia stato mai lecito, o sia tuttora a' privati, di fabbricarsi la moneta, fuorché in Moscovia, ove narra Sigismondo baron d'Herbesteim che fu in quei regni ambasciadore per l'imperadore, che in quello Stato era lecito ad ogni orefice convertir in moneta l'argento che gli vien dato, facendosi pagare la sua sola fattura; abbenché ciò non possa egli fare se non con il solito impronto del re e fabbricandole col solito peso e bontá che le leggi del principe comandano: altrimenti ne paga con la vita gli errori.

Intanto i Valtellinesi non lasciavano cura per trovare rimedio efficace ai mali lungamente pazientati. Dal duca di Feria, nuovo governatore del milanese, e dal Gueffier ambasciadore francese ricevevano subdoli incentivi: trattarono colle Corti d'Austria e di Spagna, ma l'ambigua politica di questa niente lasciava trarre a riva.

La Rosmunda fece preparare un bagno caldo profumato e rimandò le cameriste e spogliò con le proprie mani quella pezzente e se la tolse in collo e l'adagiò essa stessa nella vasca di giallo antico; la soffregò col sapone e poi la rasciugò con lenzuola ed asciugamani tepidi; la pulì tutta, la pettinò, la medicò con unguenti prescritti dal protomedico di Corte, la rivestì di buone vesti. Quindi la presentò al padre. «Come un ospite» diceva lei «che mi ha recata una commendatizia di Colui, ch'è giudice de' Re della terra. Come! se il più abjetto principe e dappoco ci manda un qualunque ambasciadore, un misero ministro plenipotenziario, un aborto d'incaricato d'affari, uno spione salariato, lo si accoglie con pompa, gli si smalta il petto di crasci

Nell'anno della conquista, Venezia fece col barbaro conquistatore un trattato di pace, d'alleanza e buon vicinato, per salvare i suoi stabilimenti, i suoi scali, e a capo di essi il bailo ambasciadore, consolo, giudice de' cittadini veneziani sofferti.

Allora quel facchino di duca le mormorò all'orecchio ma non basso che io non l'udissi: Non tanta cortesia con quelle creature! La giovane indietreggiò, quasi si avesse toccato un colubro. Io li squadrai entrambi con insolenza, e dimandai al vicino: Chi conosce qui questo pezzo di tanghero? Zitto! fe' qualcuno: gli è il duca di Balbek, ambasciadore di un re non so dove!

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