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io sol padrona a me, solo a me schiava, non ti condanno, ti assolvo. Penso che soffri. E accolgo il tuo soffrire immenso in me, qual getto di bollente lava: di me lo impronto, in me il trasmuto, al cuore tuo lo ridono in pura insonne fiamma converso. Or parti, col tuo chiuso dramma assunto a luce

Ed all'incontro l'argento solo col rame s'allega, avendo seco non so qual analogia, che fa buon composto; laddove lo stagno e il piombo lo incrudiscono e rendono facile a spezzarsi piuttosto che ricevere impronto.

Ed invero, se molte zecche avessero, interverrebbe loro anche ne' scheriffi ciò che accade negli aspri: che, battuti in piú luoghi, sono falsificati o ridotti a lega peggiore, non essendo facile convincer qual bassá gli abbia battuti, mentre sono tutti collo stesso impronto; laddove a quello del Cairo, per essere solo a batter oro, toccherebbe render conto, se si trovassero sultanini di non intiera bontá.

Sta il coniatore a sedere basso sotto il giro di questa bilancia, esponendo ad una ad una le monete sotto il conio, e sta al di fuori un uomo robusto, che va scagliando quella bilancia in giro; sicché, spinta con forza, colpo per colpo, girando la vite, stringe vigorosamente fra due conii la moneta, e le cosí vivo e bello impronto, che, lasciando lustri i fondi all'intorno delle rilevanti figure, sembrano piú tosto ben lavorate medaglie che monete ordinarie di zecca.

Quando la Polonia ebbe li giá raccontati danni delle monete del 1658 battute dal suo re e da altri sotto il suo impronto, erano giá introdotte ancora in molta quantitá certe monete basse di Svezia, dette «scilinghi», poco meno che di schietto rame, sparsivi a poco a poco sino da' tempi della regina Cristina.

ho trovato che in alcun luogo sia stato mai lecito, o sia tuttora a' privati, di fabbricarsi la moneta, fuorché in Moscovia, ove narra Sigismondo baron d'Herbesteim che fu in quei regni ambasciadore per l'imperadore, che in quello Stato era lecito ad ogni orefice convertir in moneta l'argento che gli vien dato, facendosi pagare la sua sola fattura; abbenché ciò non possa egli fare se non con il solito impronto del re e fabbricandole col solito peso e bontá che le leggi del principe comandano: altrimenti ne paga con la vita gli errori.

E, perché la misura di questa stima dicemmo esser la moneta, e fra le monete l'oro e l'argento sono i metalli che camminano nella stima degli uomini piú proporzionatamente, e sono quelli che, abbiano qual impronto si voglia, sono per tutto il mondo piú universalmente accettati: perciò, quando si parla di merci, il loro valore, prezzo, ecc. non può piú giustamente esprimersi che in tant'oro e in tanto argento.

Le reiterate e violente vicissitudini del trono nella moderna storia francese e l'egoismo impronto con cui ogni classe dominante ha messo a profitto il proprio potere, hanno annientato in Francia la monarchia, nel senso antico e schietto della parola. L'intima contraddizione nella vita di questo stato si può brevemente compendiare nella proposizione seguente: la Francia non può fare a meno di un gagliardo potere statale raccolto in una sola mano, e nulladimeno ha perduto interamente i costumi e le tradizioni della monarchia legittima. Il nuovo sistema bonapartistico non era un dispotismo illuminato sullo stile del secolo decimottavo, un semplice ripristinamento dell'impero militare napoleonico, ma una forma statale per stante, affatto moderna: una tirannide personale, eletta dalle moltitudini e governante a pro di cotesto quarto stato pervenuto alla coscienza di . Laddove nella monarchia legittima, anche sotto una corona assoluta, tutte le istituzioni e i costumi statali convergevano allo scopo di sottrarre la persona del monarca alla lotta dei partiti e di assicurare anche sotto un principe inetto il regolare andamento della cosa pubblica, all'opposto nella Francia bonapartistica la persona del monarca portava fondamentalmente la responsabilit

Avevano molte altre zecche contrafatto totalmente il conio di Francia, per non incontrare, con la differenza, difficoltá nello spenderli in Turchia; ma la zecca di Firenze volle batterle col vero impronto e nome del suo principe, solo intanto rassomigliando a quelle di Francia, in quanto da un lato avevano le francesi la testa del suo re coronata di corona francese, e queste la testa del granduca coronata della corona di Toscana; quelle dall'altro lato lo scudo di Francia con tre gigli, e queste un simile scudetto con la palla superiore di quelle de' Medici ornata di tre gigli; e le lettere intorno palesavano sinceramente il nome del principe.

Cosí Cedreno racconta, che fu di gravissimo danno a' greci l'editto di Niceforo Foca imperadore, che volle che le monete col suo impronto valessero piú che quelle de' suoi predecessori, con tutto che in nulla le avantaggiassero, siasi nella bontá o nel peso.