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Erano davvero Alemanni, andati in pattuglia fuori del campo, che (indietreggiando sempre coll'esercito Sardo) avevano posto, sul far di quella notte, vicino al Finale. Costoro smarrita la via per le alture, non sapevano neanch'essi in che modo erano capitati lassù, a cogliere Mattia nel meglio dell'opera sua. Camminando un po' a spintoni, un po' trascinato, il pover'uomo apprese come il meglio a farsi, fosse porre il cuore in pace; e pensò che alla fin fine l'avrebbero condotto a qualcuno dei capitani, dal quale si sarebbe fatto riconoscere per quel che era. Allora, alla peggio, stato un par di giorni fra gli Alemanni, potrebbe tornarsi libero a rivedere i suoi compaesani; e gi

Il dottore Alemanni battè presto le palpebre, ma toccò il colpo bravamente in pieno petto, senza dare altro segno di commozione. Seguì una pausa.

Una mattina del febbraio di quest'anno, in mezzo a molti cavalieri tra lombardi ed alemanni, misurava esso la gran pianura d'Ottone facendo la solita rivista e comandando le consuete manovre. A vederlo mostrava un trent'anni di et

«Eh... voi... non siete cattivo...; ma alle volte.... per esempio ieri sera, che cosa vi facevano gli Alemanni....? E poi... ... ve n'ho a dir una; e dando un'occhiata all'arco in capo al piazzale, se spuntasse qualcuno, si fece più vicina a lui e continuò con dimestichezza; stamane il signor pievano mi ha parlato di voi, e vi vorrebbe a fare la pasqua

Il conte Fabiano stava seduto, nella camera da letto, in una larga poltrona, innanzi alla tavola su cui si vedevano ancora il vassoio con le chicchere, il piattino del burro e il vaso del miele. Si accarezzava nervosamente la barba brizzolata e fumava una sigaretta. Oh, caro Alemanni! esclamò sarcasticamente alla vista del notaio. Siamo alle solite.

Un di quei giorni erano capitati lassù alcuni uffiziali, dai campi alemanni e piemontesi, posti lontano poche miglia giù verso il mare. Veduto in qual conto s'avessero a tenere quelle strane milizie, e fatta correre la voce che fra breve tempo si sarebbero viste alla prova; se n'erano ripartiti, a quel che si sapeva, ben edificati del loro contegno. E in verit

La cappelletta cui accennava Giuliano, si vede tuttavia su d'una vetta, ombrata ora da una quercia, che per farsi gigantesca com'è in suolo arido e magro, deve essersi nudrita dei molti Francesi e Alemanni, caduti l

Guardò ancora una volta il notaio, poi soggiunse: Sieda! Il dottor Alemanni prese posto in una poltrona di fronte a Fabiano, e cominciò: Ecco: quanto alla cambiale di cui ella ha scritto nella sua lettera, la famiglia di lei è disposta a pagare ancora per questa volta, purchè la cambiale sia presentata a Sua Signoria il conte Francesco. Non si fidano di me?

Quel gran pregare Giuliano di starsi lungi da D..., fatto dalla signora Maddalena, nelle due lettere che gli aveva mandate; non veniva soltanto dai pericoli che gli potevano incontrare per via degli Alemanni, sempre occhiuti a cercarlo; ma ancora da cosa, che essa non gli avrebbe menzionata per nulla al mondo.

I filologi alemanni, dunque, si trovarono di punto in bianco dinanzi a questo mostro, a questo ircocervo, che era uno ed era ventiquattro; e non vi so dire se, con la disposizione sortita da madre natura per le lucubrazioni apocalittiche, si sbizzarrirono a studiarlo, a sviscerarlo, a definirlo. E ognuno enunciava la sua teoria. Un dilettante di teratologia può con molto frutto andarle a scovare. Io non le infliggerò al lettore, che, del resto, può vederne discusse alcune in un bell'articolo di Raffaele Onorato (Nuova Antologia, 16 maggio 1912). Ma non voglio defraudarlo di quella dell'Urlichs, che apre il famoso Manuale della scienza dell'antichit