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Aggiornato: 16 giugno 2025
Il servitore uscì, e Adele Ruzzani corse allo specchio. Aveva le fiamme al viso; perciò dovette rimanere per alcuni istanti col
Non si poteva arrivare fino a Pruneto; era troppo tardi. Ci sarebbero andati Adele e Bortolo. La signora Marri si sentiva un po' stanca; propose di riposare lì mettendosi a sedere sopra un tronco d'albero disteso per stagionare.
Molto gentile! replicò la signorina Adele. Ma lei ha facolt
Io ti darò grande noia: tu sei abituato alla solitudine aveva ella opposto, timidamente, due o tre volte. Tu sei incapace di annoiarmi, cara aveva sempre risposto lui, con quella tenerezza indulgente che era la nota principale del suo amore per Adele. Ella era rimasta interdetta e pensosa, come se cercasse una idea, ancora oscura nella, sua mente, e, forse, la forma per esprimerla.
E la mia cara nepote che aveva mostrato tanta soddisfazione di venir via! Questo il monologo; frattanto bisognava dire delle gentilezze; masticar l'amaro e dar fuori il dolce. Povero signor Prospero! Vi fermate oggi da noi, non è vero? disse la signorina Adele, parlando volentieri in nome dello zio, poichè questi era presente. Dove siete alloggiato? Alla Croce di Malta; rispose il conte.
E a Roma vennero a trovarli anche tutti i loro cari da Milano: la zia Carlotta, curva e striminzita, e lo zio Giacomo tremante e tardo; e Adele, e Nino, e Carlo, e Clarissa, commossi e felici e affettuosi. Molte tenere lagrime furono versate ricordando Valeria, cui non era stato concesso gioire della fama di Anne-Marie, la sua meravigliosa nipotina. Ma vide la gloria tua, Nancy, disse Nino.
Subito Clarissa gli fece molte domande su Londra e poi, senza curarsi di sentire le sue risposte, se n'andò, con grande fruscìo e cinguettìo, a una conferenza francese su «Napoléon et les femmes». Adele e la zia Carlotta la accompagnarono. I poeti, appena ebbero bevuto il thè, se ne andarono anch'essi.
Di questi, il signor Prospero ne incontrò subito una mezza dozzina. E non gli dolse punto; che anzi! Oramai la sciocchezza era stata fatta e bisognava sostenerne le conseguenze a grinta dura. Sentite, ad esempio, questo dialoghetto ch'egli ebbe col conte Gamberini. Oh, signor Prospero! Ben tornato da.... Sicuro, da.... Grazie tante! La famiglia sta bene? Benissimo. E la signorina Adele?
Zia Marta si dimenò su la seggiola mormorando: «quello è un altro par di maniche! Un altro par di maniche?... E perché?... La signorina Cromi avrebbe sposato il tenente Poggi, come Adele avrebbe sposato il cocchiere!... E se non era disonesto l'amore fra una signorina ed un ufficiale, non lo doveva neppure essere quello fra due bravi giovani che lavoravano per vivere.
Nessun dubbio lo tormentava, come in tutti gli altri primi convegni, in cui mille volte aveva temuto che l'amata non giungesse e gli era bene accaduto, di aspettare invano! che un capriccio, un caso la trattenessero: egli era certo che Adele Cima sarebbe venuta al convegno. Era troppo semplice per mancare.
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