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Aggiornato: 22 giugno 2025
83 Zerbin la debol voce riforzando, disse: Io vi priego e supplico, mia diva, per quello amor che mi mostraste, quando per me lasciaste la paterna riva; e se commandar posso, io vel commando, che fin che piaccia a Dio, restiate viva; né mai per caso pogniate in oblio che quanto amar si può, v'abbia amato io.
Non ho più famiglia....... morti tutti. Non ho più parenti, tutti morti. Un viaggiatore lombardo però mi ha informato, che vivrebbe un mio secondo cugino, a quanto io presumo. Quel viaggiatore, Sig. Franco Bombardoni, mi ha detto che siavi un pittore di nome Alfredo Blandis, figlio del defunto Giuseppe e nipote di G. Maria Blandis, mio avo, originario mantovano, senza beni di fortuna. Se è vero, i miei minatori, gente sicura, lo sapranno presto, perchè li spedirò in Lombardia a verificare personalmente. Mi preme assai di perpetuare, se possibile, il nostro nome e di migliorare la condizione della parentela. Io sono nato qui. Ho nientemeno che 83 anni. Mio padre, che si chiamava Giuseppe Blandis, morto 25 anni or sono, alla bella et
83 Se conosciute il re quell'arme avesse, care avute l'avria sopra ogni arnese; né in premio de la giostra l'avria messe, come che liberal fosse e cortese. Lungo saria chi raccontar volesse chi l'avea sì sprezzate e vilipese, che 'n mezzo de la strada le lasciasse, preda chiunque o inanzi o indietro andasse.
83 L'una e l'altra asta è forza che si spezzi; che non voglion piegarsi i cavallieri, i cavallier che tornano coi pezzi che son restati appresso i calci interi. Quelli, che sempre fur nel ferro avezzi, or, come duo villan per sdegno fieri nel partir acque o termini de prati, fan crudel zuffa di duo pali armati.
La donna all'oste domandò se questo modo d'albergo è nuova usanza o vecchia, e quando ebbe principio, e chi la pose; e 'l cavalliero a lei così rispose: 83 Nel tempo che regnava Fieramonte, Clodione, il figliuolo, ebbe una amica leggiadra e bella e di maniere conte quant'altra fosse a quella etade antica; la quale amava tanto, che la fronte non rivolgea da lei, più che si dica che facesse da Ione il suo pastore, perch'avea ugual la gelosia all'amore.
83 Il re circasso il suo destrier non vuole ch'al re d'Algier più lungamente resti, se non s'umilia tanto di parole, che lo venga a pregar che glie lo presti. Rodomonte, superbo come suole, gli risponde: Né 'l ciel, né tu faresti che cosa che per forza aver potessi, da altri, che da me, mai conoscessi.
La presura di costui nella battaglia di Malta si ritrae da un diploma di re Giacomo, dato di Messina il 19 luglio 1286, in di Gregorio, Bibl. arag., tom. II, pag. 500. D'Esclot, cap. 110, 114 e 116. Montaner, cap. 82, 83, 84, 93. Bart. de Neocastro, cap. 76. Nic. Speciale, lib. I, cap. 26. Saba Malaspina, cont., pag. 398, 399.
Diplomi de' 24 marzo e 24 settembre 1267. Breve del 13 dicembre 1274. Nei Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. H. 4, fog. 83, 85, 91.
83 Rinaldo disse al re: Magno signore, non lasciar la battaglia più seguire; perché di questi dua qualunche more, sappi ch'a torto tu 'l lasci morire. L'un crede aver ragione, ed è in errore, e dice il falso, e non sa di mentire; ma quel medesmo error che 'l suo germano a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.
83 Al fin di mille colpi un gli ne colse sopra le spalle ai termini del mento: la testa e l'elmo dal capo gli tolse, né fu d'Orrilo a dismontar più lento. La sanguinosa chioma in man s'avolse, e risalse a cavallo in un momento; e la portò correndo incontra 'l Nilo, che riaver non la potesse Orrilo.
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