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Ora gli sterpi, i rovi e le baionette degli odori ammoniacali infilzano, lacerano, e squartano dei vasti flaccidi tondi puzzi zuccherini, simili a pance di carogne galleggianti. Sopra di loro grandinano lunghi odori proiettili che colpiscono direttamente lo stomaco e lo rovesciano. Poi domina una languida risacca di odori dolciastri che colmano ogni poro della pelle di nausea funerea e di morte.

A destra e a sinistra della mia blindata, che teneva il centro della strada, il fiume monotono, grigio, giallo-sporco e verde verminoso dei prigionieri spandeva un puzzo mordente esasperante fatto di mille puzzi diversi ugualmente nauseanti e insopportabili. Visi scialbi, gualciti, spremuti con piccoli occhi celesti smarriti. Facce gonfie come nutrite di fango con gote cascanti.

Ma questo non viene ancora. Agli innumerevoli puzzi catalogati si aggiunge quello irto d'aghi dei pidocchi. La pelle del cielo bianca si contrae schifiltosamente con un primo prurito di stelle. Potrò io difendermi nella mia blindata immersa come un'isola nel fiume di corpi e odori saturi di morte?

Alle sette il pranzo è pronto e la mensa sorride alla nostra fame di vincitori nel cucinone odoroso di maiale ben condito. La sera è fresca e si chiude volentieri le finestre contro la risacca sinistra di puzzi ammoniacali. Nel vapore stuzzicante di un monumentale minestrone io dico a Raby e a Volpe: Si manger

Li scuote brutalmente per liberarli, dai puzzi vischiosi e con un gesto vasto fa sbattere, sbattere tutte le finestre di Stazione per la Carnia. Poi parla, parla, ingiuria, fischia, sputa. Ritto in piedi, impreca contro il cielo e chiama alla riscossa tutti i Veneti fratelli. Meraviglioso Vento-oratore! Dove siete, infingardi? Venite! Venite!

Il maggiore Sannia m'invita a seguirlo nei sotterranei del forte. Lunghi corridoi di carcere. Scale a chiocciola fra feritoie di vento azzurro. I nostri passi echeggiano. Pedali d'organo che prolungano cannonate lontane. Una camerata buia con strani movimenti d'alghe marine. Sono soldati che dormono. Altra camerata con respirazioni e puzzi folti, aspri, stipati, selvaggi, ammoniacali.

Per un istante mi sforzo di distinguere con nari eroiche gli odori. Cavolo fradicio, piaga putrefatta, alga morta, piedi sporchi, vello di montone, piscio di gatto, cancrena polmonare, muffa, sterco, orina, vecchie bende insanguinate, ghetto, stiva, caserma. Ma rissano fra di loro quei puzzi.

Quella isoletta riassume tutta la grazia vana e passatista di Vienna. Il mio spirito, affondando nelle allucinazioni fra le due colate di corpi e puzzi avvelenanti, teme la pazzia. Dove sono i Venti italiani e le loro furenti scope salutari? Un dolce fiato inodoro mi risponde. Sento che un Vento italiano si è insinuato nella valle.

Siamo in diciotto donne; se non ha paura, venga pure! Mi coricai. Ricominciava l'impantanamento, ma questo allegrissimo. Nessuno poteva dormire. Troppe pulci. Chiamiamole pulci! Troppi aliti. Non tutti primaverili! E c'erano i buoni profumi della carne giovane, ma anche alcuni puzzi che mi pugnalavano le nari di tanto in tanto. Molta allegria e i rubinetti della chiacchiera veneta tutti aperti.

Par che le puzzi ogni cosa: Questa parola non è boccaccevole, questo si potea dir meglio altrimente, questo è fuor delle regole di Aristotele, quel non ha del verisimile; pascendosi di quella aura vilissima popolare, intende che si dica, e alla fine viene a credere agli altri.