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La religione rimase poco piú che arte politica, stromento, arcano d'imperio, in mano a' patrizi, che serbarono fino alla fine della repubblica la privativa del sommo pontificato e de' sacerdozi maggiori. Incominciata da Socrate, Platone, Aristotele e gli altri capiscuola, questa fu la grande, la utile etá della filosofia; non ne sorgerá mai piú un'altra tale.

A Sparta ed a Corinto i costumi privati delle donne non erano così regolari come ad Atene. A Corinto il vizio era libero, ognuno aveva il completo godimento di stesso. A Sparta, Licurgo aveva voluto, come diceva Aristotele, imporre la temperanza agli uomini e non alle donne; queste, molto prima di lui, vivevano nel disordine e si abbandonavano quasi pubblicamente a tutti gli eccessi.

Potrei mille sua castronarie raccontarti; ma, acciò che io non vada ogni particularitá narrandoti, egli ha in profonde sciocchezze che, se una sola di quelle fusse in Salamone, in Aristotele o in Seneca, averebben forza di guastare ogni lor senno, ogni lor sapienzia.

L'inclinazione delle classi lavoratrici è stata descritta da Aristotele col classico: χαίρουσιν ἐάν

L'astrologo non sa suggerirmi.... Ingo, dite, e i greci? I greci furono popolo artistico e coltissimo. Avete rotoli vecchi di quelli? Messere, se vorrei averne! Ci fu Platone che scrisse degli Dei, come se li vedesse, ci fu Aristotele che disse tanto dell'anima, quanto un dottore di santa madre chiesa, ci fu Socrate che morì, bevendo il veleno con tanta filosofia....

E da tutti questi studi, e dalle tradizioni raccolte d'ogni dove, e da' viaggi di Marco Polo, e da' lavori cosmografici di fra Mauro, e dalla considerazione della rotonditá della terra, e fin da alcuni testi biblici, acquistò la persuasione, la certezza: doversi, navigando ad occidente, capitar prima a un'isola Antilla rammentata da Aristotele, e poi all'Asia, al Cataio di Marco Polo.

Presso i Greci, e più tardi presso i Romani, numerosi filosofi insegnavano con Zenone che l’amore è un dio libero, il quale non ha altre funzioni da compiere se non l’unione e la concordia. Se gli dei nella loro saggezza, hanno dato all’uomo l’amore fisico, è semplicemente in vista di piacere; la gioia dei sensi, non è un mezzo, è uno scopo, un fine. Il matrimonio non deve essere consigliato e praticato se non per prevenire l’estinzione della specie umana. Di più, la donna, così come lo professavano Ippocrate e Aristotele, è considerata come la schiava dell’uomo, d’una essenza inferiore, la si tiene per una sorta d’irregolarit

Eh! secondo i gusti, Eminenza. Per me, se la raffronto co' precetti di Aristotele e di Quintiliano, parmi la più meschina delle amplificazioni di uno scolare di rettorica; senza contare l'eresie giuridiche ch'egli ha detto, segnatamente la famosa contro la confessione ottenuta per vim torturae. Ma silenzio; ecco che si leva il Farinaccio. Stiamo a veder correre questo barbero; il palio è di quattro teste. Quanto vogliamo giuocare, ch'egli lo perder

La notte era alta, e don Francesco Cènci se ne stava ridotto nel suo studio, leggendo con molta attenzione il libro di Aristotele intorno alla natura degli Animali; e ad ora ad ora si soffermava meditando, e notando sopra i margini con minutissima scrittura le riflessioni, che gli si affacciavano allo spirito.

Dopo aver così risposto, con dignitosa modestia, ai rimproveri di Temistio che lo accusava di tiepidezza, Giuliano, nel chiudere la sua lettera, non lascia senza confutazione una delle affermazioni con cui il maestro aveva cercato di richiamare il discepolo alla coscienza del suo dovere, e, più ancora, all’amore della iniziata impresa. Temistio, pare, gli aveva scritto che la vita d’azione è preferibile e più onorevole della vita contemplativa e che, pertanto, egli doveva esser lieto di trovarsi in una posizione nella quale gli era necessaria un’azione perenne. Giuliano, con un accento in cui si sente il rimpianto di un ideale perduto, risponde: «O caro capo, degno di tutta la mia venerazione, io voglio parlarti di un altro argomento intorno al quale la tua lettera mi ha lasciato incerto e turbato. Io desidero di esser istrutto anche di ciò. Tu dici che la vita attiva è più meritevole di lode della vita del filosofo, e chiami in testimonio Aristotele»³⁹⁰. Ma Giuliano sostiene che il testo di Aristotele non dice affatto ciò che Temistio vuol cavarne, poichè Aristotele parla bensì dei legislatori e dei filosofi politici e, in genere, di quelli che fanno puramente un lavoro mentale, ma non gi