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Pensava inoltre il conte Prina che in siffatte congiunture i membri del governo non doveano abbandonare il loro posto, e domandava agli astanti che mai sarebbe dello Stato se le minacce popolari e i privati timori potessero giustificare la fuga degli uomini cui esso era affidato. E avea certamente ragione; perocchè non sapea che la sua perdita era stata previamente giurata, non gi

L'elezione dell'Albani farebbe scoppiare dalla bile quel bel mobile dell'ex proposto Berretta con tutti i satelliti della infame Consorteria. S'io fossi certo di veder crepare l'ex proposto... Quel ludro! Quel ladro, dico io! E che ladro! Si vuole che tutti gli anni mandasse secretamente a Madera un miliardo di lussi!... E i buoni Milanesi l'han lasciato partire... Oh! la morte del Prina!...

Nella successiva seduta ordinaria del giorno venti, una folla di persone, eccitata da chi credeva o affettava di credere siffatte voci, recossi al palazzo del Senato, impedí la regolare unione de' senatori, ed estorse dal presidente la qui unita dichiarazione. Persuasa poscia la stessa folla che ivi vi fosse il Ministro delle finanze Prina, lo ricercò invano per le stanze ove credevalo nascosto, e come sempre avviene in simili agitazioni popolari, disperse in gran parte gli effetti e le carte del Senato; di l

Aveva il popolo furiosamente invasa la casa del Ministro ed i piú facinorosi e feroci suoi nemici tanto fecero che lo ritrovarono nascosto e con obbrobrioso vilipendio strascinaronlo per la strada percuotendolo ed ingiuriandolo. Nessuna forza pubblica si oppose a quei forsennati, che pochi soldati a cavallo avrebbero fugati e dispersi. In questo tumultuoso movimento, non so bene in qual modo accadesse, il Ministro fu ricoverato nella bottega o casa di un pizzicagnolo, situata sull'angolo della contrada detta alle Case Rotte, di contro al Gran Teatro e poco discosta dalla casa del Ministro. Ivi si portò il generale conte Pino, il quale, stanco, ansante e malamente sostenendosi della persona avrebbe voluto poter salvarlo, esortando alla calma il popolo; ma quel suo qualunque tentativo fu del tutto inutile. Il popolo frattanto minacciava d'incendiare la casa e tale fu l'impeto e la decisione delle minacce che l'infelice Prina fu abbandonato al popolare furore, dal quale ebbe a soffrire insulti crudeli e percosse di ogni genere. Chiedeva egli piet

Invano il conte Vaccari tentò di fare stanziare il capitolo proposto dal conte Prina sul dritto eventuale del principe Eugenio, chè con poco stento il conte Guicciardi ne ottenne la reiezione. Infine, i deputati eletti dal senato furono appunto esso conte Guicciardi, il conte Castiglioni e il conte Testi, ministro.

Una parola dobbiam dire ancora del conte Prina. La plebaglia, che spianò quasi affatto il palazzo di lui per la speranza di trovarvi tesori nascosti, non vi trovò altro che la mobiglia ond'è fornita ogni casa abitata. Quanto è al suo patrimonio, è cosa costante oramai che egli non ne avea, e che la sua famiglia alla morte di lui nulla eredò. Ora qual esser dovea il destino di Milano?

Posteriormente poi si vociferò che il governo aveva destinato di spedire lo stesso conte Paradisi ed il conte Prina. Si passò dunque allo scrutinio e dallo spoglio delle schede risultò che il conte Castiglioni fu contemplato da 27 voti, il conte Testi da 25, Guicciardi da 23. L'ulteriore maggioranza de' voti concorse nel conte Paradisi il quale però non fu favorito che da sei solamente.

Questo e l'altro furono letti piú volte. A ciò successe una ben lunga discussione, nella quale presero parte, da un lato, il presidente, Paradisi, i ministri Prina e Vaccari, e dall'altro, Guicciardi, Dandolo, Massari, Verri, Castiglioni.

Cessò la depredazione e lo spoglio, allorché alcuno dei capi andò spargendo la voce che era tempo di portare la vendetta ed il furore contro il Ministro delle finanze. Tutto il popolo, ed alla testa di esso quelli che si coprivano di seriche ombrelle, corsero al di lui palazzo. Infelicissimo conte Prina! Egli era stato avvertito fino dal giorno innanzi di quanto si macchinava contro di lui; nella mattina fece ogni sforzo un di lui cugino per condurlo a Pavia nella propria vettura: impavido volle rimanere al suo posto, fidato nell'attivit

Ed ecco posta nella sua luce originale una serie di fatti, che non possono evitare una particolare menzione ne' nostri annali. Ne' primi giorni di fermento rivoluzionario si gloriarono i cittadini milanesi, ed i piú distinti, d'aver essi personalmente operato gli eccessi del venti aprile. Sono arrivati a far intagliare e pubblicare una stampa, in cui si vede l'infelice Prina in atto di essere gittato dalla finestra per opera, non della plebe, ma di soggetti nobilmente vestiti, e di essere accolto in istrada colle punte delle loro ombrelle da altri personaggi in egual vestiario. Quindi, sentito il fremito d'indignazione di tutti i buoni, ed andati a vuoto tutti i loro progetti, si sono coperti di tanta vergogna, ed hanno fatto inserire in Parigi, nel Journal des Débats, che i milanesi non hanno preso parte ne' suaccennati disordini. È nato da questa mendace impudenza che in questa memoria siano stati nominati individualmente i soggetti che hanno pubblicamente figurato in essi. Cosí la storia imparziale non mancher