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Conte Moscati Conte Paradisi Conte Leonardo Giustiniani Conte Luigi Massari Conte Leopoldo Armaroli Conte Tommaso Condulmer Conte Sebastiano Bologna Conte Barnaba Oriani Conte Agostino Bruti Conte Federico Cavriani Conte Daniele Felici Conte Sigismondo de Moll Conte Simone Stratico Conte Leonardo Thiene Conte Giacomo Lamberti Conte Testi Conte Carlotti Conte Francesco Mengotti Conte Alessandro Volta Conte Marco Serbelloni.

Alla lettura di un tale rapporto fu grande la commozione di alcuni, massima poi quella del conte Paradisi e del ministro Vaccari. Dissero apertamente che, esclusa la domanda di S. A. I. in Re d'Italia, era inutile l'oggetto della controrisoluzione, e che l'intruso complimento era piuttosto ingiurioso. Il conte Paradisi ricercò che si leggesse di nuovo il progetto del cancelliere guardasigilli.

Rispose il conte Dandolo, doversi quistioni siffatte non altrimenti discussare che da una commissione; e fece instanza acciò in sull'atto si procedesse alla nomina di commissari, e si dessero a questi almeno due giorni di tempo per bene investigare la cosa. Indarno i conti Veneri, Paradisi e Vaccari cerziorarono il senato che il vicerè con sua lettera aveva fatto abilit

Perchè non comprendeva ch'egli l'avrebbe amata sempre? Qualcuno intorno a lei, poteva farsi amare e rapirla? Essa era tutti i profumi più voluttuosi, tutti i suoni di una lenta orchestra invisibile, tutta l'iride dell'amore, tutte le promesse dei paradisi orientali.

Altro allora non restava che la nomina dei deputati. Il conte Paradisi credette di proporre, che gli sembrava opportuno di rimettere la scelta di essi alla prudenza del governo. Questa istanza non si poté porre in deliberazione, perché un grido generale la escluse appena pronunciata.

Questo e l'altro furono letti piú volte. A ciò successe una ben lunga discussione, nella quale presero parte, da un lato, il presidente, Paradisi, i ministri Prina e Vaccari, e dall'altro, Guicciardi, Dandolo, Massari, Verri, Castiglioni.

Il segretario degli ordini del principe Eugenio, per nome conte Méjean, erasi tirato addosso, più ancora che non avessero fatto i conti Paradisi e Vaccari, lo sprezzo e l'odio de' Milanesi. Era il Méjean francese, e godea dell'assoluta fiducia del vicerè; talmente che se non vi si fosse attraversato l'espresso e formale divieto dell'imperatore, sarebbe salito in pochi anni alle più eccelse dignit

Comunque, egli eccitava a tutta possa i borbonici all'assalto. Correva dalle fila dei cafoni ai cacciatori esortandoli in nome del re, ch'ei disprezzava, della religione, ch'egli irrideva, ed in nome del diavolo! Prometteva onori, paradisi, ricompense, e qualche volta ricorreva anche a dei rimproveri, a degli improperii e a delle bestemmie.

Non è desso un assioma convenuto che noi altre siamo delle infami? In cui si vede come si abborracciano i paradisi. Il secondo mese del connubio del duca di Balbek con Morella toccava a fine.

Volevo sottrarmi a quella prigionìa, sfuggire a quella contaminazione, tornare indietro, verso la vita splendente, verso i liberi paradisi, l