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Ciò faccia saggi i signori della terra, che il pubblico bene, se vuol che il suddito soffra alcuna cosa, vuol a più forte ragione che, chi comanda, paventi stancarne l'obbedienza, schermo d'armi non bastare ove ingiustizie si continuano, e mostrare più ancora dissennatezza che atrocit
Se tu se’ sì accorto come suoli, non vedi tu ch’e’ digrignan li denti e con le ciglia ne minaccian duoli?». Ed elli a me: «Non vo’ che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch’e’ fanno ciò per li lessi dolenti». Per l’argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno · Canto XXII
Che temi, animo mio, che pur paventi? Accogli ogni tua forza alla vendetta, E cosa fa sì inusitata, e nuova, Che questa etade l'abborrisca, e l'altra Che venir dee creder la possa appena... Sono innocenti i figli? Sieno, sono Figli di traditore. ORBECCHE, tragedia antica.
«Or discendiam qua giù nel cieco mondo», cominciò il poeta tutto smorto. «Io sarò primo, e tu sarai secondo». E io, che del color mi fui accorto, dissi: «Come verrò, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?». Ed elli a me: «L’angoscia de le genti che son qua giù, nel viso mi dipigne quella piet
Ed elli a me: <<Non vo' che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch'e' fanno cio` per li lessi dolenti>>. Per l'argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno: Canto XXII Io vidi gia` cavalier muover campo, e cominciare stormo e far lor mostra, e talvolta partir per loro scampo;
Tal Folco in pria di se medesmo tolto Immobilmente stassi; indi ravviva Dio ringraziando, la letizia in volto, E verso i messaggier le labbra apriva: Se per scampo di noi, lunge non molto Move il Grande AMEDEO da questa riva, Sieno forti le destre, e i cori ardenti, E di scitico stral non si paventi.
«Or discendiam qua giù nel cieco mondo», cominciò il poeta tutto smorto. «Io sarò primo, e tu sarai secondo». E io, che del color mi fui accorto, dissi: «Come verrò, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?». Ed elli a me: «L’angoscia de le genti che son qua giù, nel viso mi dipigne quella piet
OTTAV. Ma, e che t'arresta?... e che paventi?... Ancora forse hai speme? SENECA Chi sa?... Tremendo ei m'è, fin che dell'alma albergo queste misere mie carni esser veggio. Oh qual può farne orrido strazio! e s'io alle minacce, ai tormenti cedessi?
Se tu se’ sì accorto come suoli, non vedi tu ch’e’ digrignan li denti e con le ciglia ne minaccian duoli?». Ed elli a me: «Non vo’ che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch’e’ fanno ciò per li lessi dolenti». Per l’argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno · Canto XXII
Ed elli a me: <<Non vo' che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch'e' fanno cio` per li lessi dolenti>>. Per l'argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno: Canto XXII Io vidi gia` cavalier muover campo, e cominciare stormo e far lor mostra, e talvolta partir per loro scampo;
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