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NEPITA. Poiché siam venute su questo, vo' che il dica: se non, che ci daremo infino a tanto delle pugna che ne sputiamo i denti. ESSANDRO. Ti duoli di me che t'abbi tolto il padron vecchio Gerasto, che prima era tuo innamorato. NEPITA. Oh, lo dicesti pure! ESSANDRO. Ma se tu sapessi la cosa come va, non mi porteresti tanto odio, non aresti gelosia di me e m'amaresti come amo io te.

Cercate 'ntorno le boglienti pane; costor sian salvi infino a l'altro scheggio che tutto intero va sovra le tane>>. <<Ome`, maestro, che e` quel ch'i' veggio?>>, diss'io, <<deh, sanza scorta andianci soli, se tu sa' ir; ch'i' per me non la cheggio. Se tu se' si` accorto come suoli, non vedi tu ch'e' digrignan li denti, e con le ciglia ne minaccian duoli?>>.

Ben se' crudel, se tu gia` non ti duoli pensando cio` che 'l mio cor s'annunziava; e se non piangi, di che pianger suoli? Gia` eran desti, e l'ora s'appressava che 'l cibo ne solea essere addotto, e per suo sogno ciascun dubitava; e io senti' chiavar l'uscio di sotto a l'orribile torre; ond'io guardai nel viso a' mie' figliuoi sanza far motto.

Se tu se’ accorto come suoli, non vedi tu ch’e’ digrignan li denti e con le ciglia ne minaccian duoli?». Ed elli a me: «Non vo’ che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch’e’ fanno ciò per li lessi dolenti». Per l’argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno · Canto XXII

Dai meandri, in cui S'appiatta il verme, un susurrìo di duoli Venne a narrar come si soffra indarno Di vita fin nell'ultime radici Poi che una legge di dolor governa I sostegni del mondo e sol si pasce Di stessa natura.

SINESIO. Nel fatto di Lidia l'ingiuria è manifesta, ma non sappiamo chi l'ha ingiuriata; nel fatto di Amasia di che ti duoli di lui? Se non hai goduto quel corpo di Amasia, pur l'hai goduto con l'imaginazione e ne hai preso piacere.

Se tu se’ accorto come suoli, non vedi tu ch’e’ digrignan li denti e con le ciglia ne minaccian duoli?». Ed elli a me: «Non vo’ che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch’e’ fanno ciò per li lessi dolenti». Per l’argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno · Canto XXII

Non i miei lunghi duoli, non de 'l suo cor la pena a la notte serena diceano i rosignoli entro i boschi alti e soli? ROND

Io vo' venir teco per saper nuova di costei, e ritrovata, so che ti sará di non poco utile. MANGONE. Pur che mi sia utile, eccomi pronto a far quanto comandi. ISOCO. Di grazia, lasciamo il padron della nave che vada per i suoi affari, ché quando saprai ch'egli abbia errato in alcuna cosa di quel che ti duoli di lui, io voglio rifar il danno. CAPITANO. Isoco, a dio.

SPEZIALE. Era venuto qui per un carlino, non bastano quattro a medicarmi. MORFEO. Ti duoli forse che non t'abbi dato quanto merita la tua perfidia? SPEZIALE. Che gran fatto era lasciarti far il rimedio? Questo ti cava tutti i cattivi umori dal corpo: ti allegerisce la testa, ti leva le fumositá dal cervello, ti mantien largo da dietro, che non arai piú male in tua vita.