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Prima è in un plotone di arditi: vi compie miracoli di valore; ma si guarda bene dal raccontarli. Scrive semplicemente che ha sofferto la fame e la sete. Ah, la sete!... In data del trentun dicembre 1917: «Questa sera è l’ultima dell’anno, ed io la passerò lavorando sotto alla «imminente luna», lontano da voi che amo, ma vicino a voi come non mai.

Sarebbe per caso aggravato? , mi scrive. Sta molto meglio. Se sbrigo presto ciò che ho da fare.... alla prefettura e al municipio.... passerò un momento a salutarlo. Farai bene. Povero Prè Letterio, quello è un amico! Il professore la guardò in viso un istante. Poi con una lievissima intonazione di ironia: Quello.... ! rispose.

Fosse per amore della vista, o quale altra causa più vera lo persuadesse, il candelabro appariva circondato da un cerchio di seta verde per modo, che dal busto in su la faccia di Clemente VIII non si distingueva, punto vedevansi Cinzio Passero e Pietro Aldobrandino cardinali nipoti, che stavano fermi in piedi dietro la spalliera della seggiola. Allora i Papi si assomigliavano tutti come le dita della stessa mano, stesa per molti secoli sul capo di parte non piccola del genere umano... e se per benedirlo, Dio onnipotente un giorno giudicher

ESSANDRO. Vuoi partirti? NARTICOFORO. Mi partirò quanto ocius; se non, vo' essere trucidato. ESSANDRO. Lascialo calar giú. Avèrti, ascolta bene: all'altra, io ti passerò questa spada per i fianchi. NARTICOFORO. Oh, come m'hai difeso, capitan Dante! ti dovereste piú tosto chiamar capitan Recipiente che Dante!

Che giova dirti, o lettore, quali strani sogni, quali orribili casi gli si dipingessero nella fantasia? Tutti si fanno beati di narrar fantasmi e ubbie, io invece passerò oltre e lascierò che Pardo gusti quel poco riposo. Tre ore dormì, e forse più a lungo avrebbe dormito se lo scalpito sonoro di un cavallo non lo svegliava.

E le case dei poveri, e tante misere stanzuccie di fanciulle malate, che diverrebbero se non le allegrasse talvolta il cinguettìo delle rondini che han fatto il nido vicino, o il trillo cadenzato del canarino e del passero?

Facciamo così concluse con la voce che un po' gli tremava: intanto si tenga il mio: voglio liberarmene; coll'ordinario venturo poi, passerò con mio padre e allora, sentendo anche il suo parere, mi risolverò per l'uno o per l'altro di questi due. E l'ingenuo ragazzo indicava un paio di remontoirs, dei più cari.

Sta bene; vuol dire che un bel giorno ripasso e vi disegno... Quando? Al più presto possibile, bella bionda. Io non mi chiamo bella bionda. Mi chiamo Fortunata. Volete passare lunedì? Passerò lunedì. Al lunedì, di buon'ora, mi trovai al vicolo Giganti. Fortunata, ritta sulla soglia di casa sua, lavorava all'uncinetto, sorridendo. Mi aveva visto da lontano. Dunque? Siamo pronti? Entrate.

Ahi, infingardo e senza core! i soldati per tre ducati il mese vanno a rischio di spade, di picche, di archibuggi e di artegliarie; ed io per gran prezzo non posso contrastar con la forca? Meglio è morir una volta che sempre mal vivere. Ho passati tanti pericoli, cosí passerò quest'altro. Cancaro! si mangiano molte nespole mature, poi un'acerba t'ingozza: «è di errore antico penitenza nuova».

ESSANDRO. Vien qua tu: conosci costui chi sia? GRANCHIO. Nol conosco il viddi pur una volta. ESSANDRO. Se non mi dici chi sei, ti passerò questa spada per i fianchi. NARTICOFORO. Saltem, annunciatemi, in che v'ha egli offeso? ESSANDRO. Non si vergogna questo pedante pedantissimo, feccia di pedanti, voler fare una mia cugina per moglie al suo figliuolo.