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Quelle due mani, però non si staccarono presto, ed i duellanti chiedendosi reciproco perdono, si abbracciarono commossi, lasciando ciascuno cadere dagli occhi due goccie limpide, che assomigliavano a brillanti davvero non chimici!

Alfredo intanto trascinava la vita sterile, miseranda. Aveva dipinto, è vero, qualche piccola cosa, ma di mala voglia. Un paesaggio, credesi, di proporzioni modeste, che non trovava acquirenti (tanto ne vanno zeppe le Pinacoteche). Aveva fatti anche degli abbozzi al carboncino, ritratti di donna, i quali, per caso, assomigliavano tutti a chi mai? Indovinate?... a Violetta. Egli vivea colla diletta famiglia d'ogni giorno, siccome cantò Aleardi nelle sue lettere a Maria. Maddalena ed Elisa sorelle minori di Alfredo, erano carine tanto, ma di carattere, in complesso, opposto al suo. Buone assai, ma piuttosto fredde. Assomigliavano dippiù alla mamma che al pap

Fosse per amore della vista, o quale altra causa più vera lo persuadesse, il candelabro appariva circondato da un cerchio di seta verde per modo, che dal busto in su la faccia di Clemente VIII non si distingueva, punto vedevansi Cinzio Passero e Pietro Aldobrandino cardinali nipoti, che stavano fermi in piedi dietro la spalliera della seggiola. Allora i Papi si assomigliavano tutti come le dita della stessa mano, stesa per molti secoli sul capo di parte non piccola del genere umano... e se per benedirlo, Dio onnipotente un giorno giudicher

Ebbi la tentazione fugace di correre a Lidia e di fermarla; ma nell'atto che m'alzavo, dal mio abito salì quel profumo avvelenatore di che s'era impregnato alla festa; il profumo di dieci donne, le quali non erano Lidia, non le assomigliavano in nulla, non m'eran cognite se non nell'apparenza mondana. E lasciai uscir Lidia.

«Questo deriva da non averli imparati. Raccontano le storie dei vecchi tempi, come quando Ruggero il Normanno ci rapì la signoria di Sicilia, un Roberto Sorlone suo prossimo consorte s'inoltrasse con una masnada di cavalieri sino nel contado di Gerami. Ora dominava in Gerami il lodato nella fede del Profeta Sidi Cheik-Alì padre della bella Zulema: era Zulema l'amore di Ibrahim, e di Rhèdi; giovani principali nelle loro tribù, pari di anni, di vigoria, e di valore; ambedue facevano risuonare la notte serena delle loro arpe armoniose, ambedue cantavano sotto le gelosie della bella Zulema, e lei dicevano corona di vita, pupilla degli occhi, e stessi assomigliavano agli usignuoli innamorati della rosa della valle, e scongiuravano la vergine a risguardarìi almeno nello estremo sospiro, che divisavano esalare sotto il suo balcone. La notte che precedeva la battaglia cadde un ranuncolo, il quale tra i fiori meglio si assomiglia al cuore; ognuno lo voleva intero per ; vennero a contesa: se non accorreva la gente, si finivano a morsi: Ibrahim spezzò l'arpa sul capo di Rhèdi; convennero di andare per le spade, e conoscere a cui sarebbe rimasta la vergine. Sidi Cheik-Alì gli accolse nella sua dimora, e chiamava la figlia: venne la bella dall'occhio di gazzella, dal piè di cervo, vermiglia come il granato; a lei trascorsero gli sguardi, a lei i pensieri di tutti: fremevano di piacere alla vista dell'huris mortale. Costei, parlò accennandola Cheik, non sar

I notari gli mostrarono la procedura, che in breve conobbe; prima, perchè si trattava di cose consuete in cui si era versato tutta la sua vita; e poi perchè allora, più che ora, i processi così criminali come civili, forte si assomigliavano alle ostriche pescate a luna scema; di cui, gittati via i gusci, egli è bazza se rimanga tanto da bagnarti la bocca.