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Ma che diamine ti saltò in mente di vestirti a quel modo e di costringerti a non metter fuori che cinque o sei monosillabi? Compatiscimi, Felicino! Ho pensato che, essendo i cinesi il popolo più cerimonioso del mondo, io, come cerimoniere di casa mia, non potevo fare a meno di vestirmi da mandarino.

Non ti pare che io sia un bel mandarino cinese? Al diavolo la Cina! proruppe l'altro, io preferisco la tua cena. Oh bello, bello, stupendo! Ripetilo, Felice, te ne prego. Che cosa? Il tuo bisticcio. Sai che amo i bisticci, come tu le bistecche.... Ah, ah! che te ne pare del mio? Gli è un po' stiracchiato, come le mie braccia, tutta questa sera, per effetto della noia. Tu sei dunque annoiato?

Oh non sai tu, che, se non era il pensiero della mia bella cugina, io questa sera ne sposavo una, senza tanti preamboli? Ti ringrazio per lei della tua buona intenzione, rispose, spalancando le fauci e tendendo le braccia, il buon mandarino, e ti ringrazio per me, se non sei costretto a sbadigliare, come io faccio in questo punto per la millesima volta.

Mentre sbucciava il mandarino, mandò di sbieco una lunga occhiata verso Milla, che calma, dignitosa, ma un po' pallida, guardava ogni tanto laggiù, verso loro. «Perchè non hai voluto venir con me nel dragpensava la Baronessa. «Guarda ora!» E si voltò verso Giuliano: Vi prego, fatemi fresco. Gli porse il suo ventaglione di piume d'aquila, ed egli cominciò coscienziosamente a farle fresco.

La povera bella, sgomentata dal rumore che si faceva sul pianerottolo, ebbe ricorso ad uno stratagemma simile a quello del fagiano quando tenta di nascondersi agli occhi del cacciatore, ficcando la testa sotto un'ala; buttò l'accappatoio sotto una poltrona, che stava di fianco al canapè del mandarino, e si lasciò cadere su quella poltrona, rimanendovi supina in atto di donna dormente.

Ma , chiamalo, Roberto Fenoglio aveva legato l'asino a buona caviglia, e non dava segno di volersi svegliare. Ella ripetè, collo stesso tono di voce sommessa con cui aveva cominciato a chiamarlo: signore! signore! A-ing-fo-hi! borbottò nel sonno il bravo mandarino Fenoglio. Cotesto non era rispondere, siccome ognun vede.

Nulla, nulla, non mi ringraziate! interruppe il mandarino. Ditemi piuttosto, se non è un prentender troppo, chi siete voi, o signora, voi che vi fate di punto in bianco mia moglie, mi togliete dalla fronte quell'aureola di vergine.... e martire, la quale mi si confaceva pur tanto? Signore.... balbettò la povera bella, o signore.... voi siete così buono, avete un cuor così nobile....

Come vorrete, o signora, come vorrete. Vado subito a levarmi di dosso queste ridicole insegne di mandarino cinese e sono ai vostri comandi. Ma innanzi di partire udite ancora una parola, e sar

L'annoiato mandarino stava fantasticando, tra la veglia e il sonno, intorno ai consigli di Felice Magnasco.

Roberto Fenoglio era uomo che non disprezzava punto il bicchiere, e quella notte, poi, in mezzo ad una brigata di capi scarichi e di gaie alunne di Tersicore, egli aveva pensato a dare il buon esempio, bevendo allegramente per quattro. Dormi, Fenoglio; dormi, mandarino annoiato; il tuo sonno non vuole durar molto.