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Mio cugino Magnasco parla molto bene, e meritamente, di voi. Orbene, che male c'è che io sia sua cugina? C'è, o signora, che voi... gi

, Felicino mio; ne comprerò dieci, venti, trenta, ne riempirò tutte le camere, tutti i bugigattoli di casa; ma tutti segneranno le sei e un quarto, eternamente le sei e un quarto. Bravo! soggiunse Magnasco, sforzandosi a sorridere e non venendo a capo che di fare una smorfia. Così non ti seccheranno col loro tran tran. Certamente; tu dixisti!

Oh, mi rincresce di recar fastidio.... ripigliò Felicino, ma proprio non capisco... non ricordo più perchè io sia tornato quassù.... E il povero Magnasco, cavato di tasca il fazzoletto, si andava asciugando il sudore che gli gocciolava in copia dalla fronte.

Io dunque verrò da te alle dieci: ti vesti, andiamo ad asciolvere insieme, e poi, a piccoli passi, verso il tempio della diva. Addio, dunque, e rammenta i miei consigli.... Abbandonarsi all'ignoto.... disse Fenoglio. Sicuro; soggiunse Magnasco, lasciare operare il caso.... E ragionar co' piedi; conchiuse l'altro.

C'erano parecchi amici, e tra essi Felicino Magnasco, il quale aveva finalmente saputo tutti i particolari di quella notte bizzarra, e ancora non potea darsene pace.

Questo grido uscì dalla bocca di Felicino Magnasco, come il «tu quoque, Brute, fili midalla bocca di Cesare. In quel grido si distingueva la meraviglia, l'ironia, il rimprovero, e Dio sa quante altre cose ancora!

Fiat voluntas tua! rispose Roberto, a cui in quell'ora la posizione orizzontale era dolce come a Magnasco il pensiero di sposar sua cugina, o, per dir meglio, le sue cinquecento mila lire. Alle quali cose pensando, e al soccorso che gli avrebbe prestato Fenoglio contro la ostinata resistenza della cuginesca cittadella, Magnasco se ne andò col cuore contento e il piè leggiero.

Quasi; vo' prender moglie. Ah, per tutti i diavoli! e come e quando nacque tal fiamma in te! La storia sarebbe troppo lunga a raccontarsi ora, rispose Magnasco, ed io ho bisogno di riposare almanco tre ore, innanzi di tornare da te. Tornare! ma come? perchè? Eccoti il negozio in poche parole. Io ho una cugina.... La vedova? Per l'appunto; la conosci forse?

Allora ho pensato che il mio pastrano l'avevo riposto nella tua anticamera, e che per conseguenza.... Ma permettimi, vo subito a vederci; di certo la è cascata in qualche cantuccio.... E senza aspettar altro, Felicino Magnasco, che non aveva ancora alzati gli occhi verso la sua cugina, uscì a precipizio dal salotto. Or bene, che si fa? chiese Roberto alla signora Laura. Che si fa? rispose ella.

Lasciamo pensare, fantasticare e riaddormentarsi da capo questi due malinconici simboli dell'Imeneo, e torniamo al nostro protagonista, che, ritto nel salotto, si volgeva a Felice Magnasco, ultimo rimasto de' suoi convitati, per dirgli, con piglio di burlesca cerimonia cinese: A-ing-fo-hi! Gli è così che tu accomiati il tuo amico migliore? Sto in carattere, soggiunse Fenoglio.