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Che l'imputato Oddino Mogari nel 9 maggio da Torino si diresse a Milano, ove, dopo lasciata la ferrovia a Magenta, si introdusse in modo guardingo e misterioso; vi si trattenne il giorno 10, e nel 11 giunse a Lugano e col Rodani dette opera ad organizzare le bande che gi

Io. Andaste allora a Zurigo?... Vi scriveste?... E quando vi rivedeste? Un anno dopo, a Lugano. Egli era solo? . Non sapete perchè? Comprendeste che non amava più la contessa? Non m'occupai di queste cose. Perchè andaste a Lugano? Che cosa vi faceva egli stesso? La giovane non rispose. Non lo volete dire? Non posso. Il partito vi adunava? Ella restò ancora muta. Quanto tempo steste a Lugano?

Scrisse un biglietto a Regina in cui la pregava di recarsi subito al Castelletto: «Dirai alla mamma che son partita per Lugano, ma tornerò stasera. Non stia in cattivi pensieri per me». Uscì di casa poco prima delle cinque, mentre era ancora tutto quieto alla riva e nello strade, e si avviò verso Cadenabbia.

Giusto vide bene che non gliela renderebbe nessuno, nemmeno l'eterno padre a cui non credeva molto, ma che pure invocava qualche volta per abitudine. Dio grande, gli diceva a voce alta, se è vero che tu puoi tutto, fa una bella cosa per me: dammi l'angelo mio, io me lo sposo, e ce ne andremo insieme a Lugano; l'esattore non esiger

Mosse nel cuore dell'inverno da Lugano, in compagnia del suo giovane amico Giuseppe Nathan, passando il Gottardo, mal riparato dal freddo e dalla neve; onde gli si aggravò la tosse, che da tempo lo affaticava.

Fece un breve studio sull'orario delle corse e vide che, partendo la mattina col battello delle sei da Cadenabbia, poteva essere a Lugano per le nove e di ritorno al Castelletto sull'imbrunire. Prese con una valigietta in cui pose un libro, un pezzo di pane e una tavoletta di cioccolata, ma si accorse di non aver denaro: volle chiederlo alla mamma.

«Ritornando dalla stazione camminavo nell'ombra; la luna batteva l'altro fianco della valle. Ti ricordi quella notte a Belvedere di Lanzo? Eravamo nell'ombra e la luna illuminava Lugano, tutte le montagne in faccia; illuminava le torri del mio scoglio. Allora la luna mi faceva fantasticare, e adesso no; allora eravamo seduti l'uno presso all'altro e pur tanto lontani ancora; adesso invece non ci vediamo, non ci udiamo e siamo tanto vicini. Sono come un viandante che dall'alto scopre, non lontano, ma oltre boscaglie impervie, il tetto del suo riposo. Come arriverò a te? Non lo so ancora, vado avanti con le braccia distese. Forse quando più ti sarò presso smarrirò la tua vista, temerò, spasimerò non sapendo se ti perdo, ma mi slancierò avanti e, se cadrò, sar

«Da poco in qua i pochi Russi viaggianti si fermano in Isvizzera, nel Canton Ticino, che è come un pezzo di Italia, a Lugano, citt

La Kuliscioff è stata la prima nichilista che ho conosciuto. Le venni presentato da Benoit Malon, a Lugano, quando il comunardo scriveva, se mi ricordo bene, la Revue Socialiste, l'organo massimo, in allora, delle alte intelligenze dell'emigrazione rivoluzionaria. La Kuliscioff poteva essere intorno ai venti anni. Mi parve una vergine slava.

A che cosa? Egli interruppe il proprio pensiero, perchè gliene venne un altro. , ma a Lugano non vi è la Chiesa delle Grazie, non vi è il Cenacolo di Leonardo da Vinci; e come faccio io? Fu uno sgomento di poca durata. Giusto poteva farsi una copia di Cenacolo per servire a farne poi altre; una seduta in faccia all'affresco originale accontenterebbe il compratore più difficile.