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Il povero Lolò era stato per l'amico, il più devoto e il più paziente degli infermieri. Una suora di carit

Papa Gregorio VII. Arialdo. Il nostro spauracchio! Andiamo, andiamo! Si avviano tutti e quattro per uscire dall'uscio a destra per cui sono entrati, quando dall'uscio a sinistra sopravviene il vecchio cameriere Giovanni, in marsina. Oh! Ps! Franco! Lolo! Che vuoi? Oh! E come? Qua dentro, lui? Landolfo. Un uomo del mille e novecento! Via!

Chiudete ermeticamente la finestra in modo che non entri il minimo filo di luce e lasciate parlare a me: Dreino, Lolò, dove sei tu? cantarellò mentre cercava di raggiungere a tentoni il letto, annaspando come se giocasse a mosca cieca. Quando, aiutato dallo zio, sentì il molle delle coltri, vi si rannicchiò, mentre Andreino entrava nella stanza.

, , hai ragione, povero Lolò, non dovrei dirle a te queste cose. Tu credi alla Provvidenza, tu... mentre io, in questo caso, proprio non so vedere che ci possa essere una ragione nel tormentare così un uomo come una bestia. Vien qua: dammi il braccio. Siam fuori del bosco? da qual parte è il lago? Sento che va diventando chiaro: sento che è bello qui intorno a me. Non è vero che le cime son accese come tanti falò?... Lascia che io mi sieda, qui, qui, in qualche sito: mettimi in faccia al sole. Lasciami qui solo. Non aver paura, Dreino, non mi farò del male: no, povero Lolò, vi ho gi

Col codice dell'Angelini alla mano e in nome della correttezza cavalleresca questi due ostinati don Chisciotti della Mancia contrastarono tutti gli sforzi, con cui io e Lolò, cercammo di alleggerire le condizioni dello scontro.

Vada a farsi benedire. Mi ha seccato abbastanza. E poi ho bisogno di far giudizio quest'inverno. Ho capito soggiunse Lolò quasi piagnucolando vuoi prender moglie anche te. Allora io faccio il deputato. Bada, tieni a destra. Vedo laggiù al Castelletto la finestra di mia cugina Flora ancora illuminata. Andiamo ad augurarle la buona notte.

Moschino corse in cucina a prendere un lume e per la scaletta di servizio venne fatto a tutti e due di spingere il giovine ubbriaco fino a una stanzina, che di solito serviva al guattero di casa. Lolò cadde sul letto, su cui Ezio distese un coltrone e lo lasciò mormorando: Ora ne hai fino a domani sera.

Il Bersi, un vecchio giovinotto dalla faccia rubiconda e grinzuta sotto i capelli precocemente imbiancati, raccontò di aver trovato Lolò a Merate tutto in faccende nel sostenere la candidatura di suo cugino il Marchese di Roncaglia; ma lo sport politico non gli avrebbe impedito di essere sul lago il giorno delle Regate.

Le cicale cantavano a tutto cantare nella lenta e calda quiete di quella giornata di agosto. Due amici giovani. Sonava la mezzanotte a S. Giovanni di Bellagio, quando Ezio Bagliani e il contino Andreino Lulli, detto anche Lolò, sfuggendo alla baraonda, scioglievano il canotto dagli anelli della darsena e si staccavano dal piccolo molo del Ravellino.

Entra dall'uscio a destra Landolfo seguito da Bertoldo. Landolfo. Permesso? Di Nolli. Avanti, avanti! Ecco... Vi chiamate Lolo, voi? Landolfo. Lolo o Landolfo, come vuole! Di Nolli. Bene, guardate. Adesso il Dottore e la Marchesa si licenzieranno...