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Corre il buon servo, ed al tiranno avante S'atterra; ei l'alza, e la sinistra pone Sul caro tergo; indi in real sembiante Incomincia con lui grave sermone: Sultana, come donna, e come amante, Ha de' sospetti suoi molta cagione, Ma perch'al suo voler pronto m'inchini Aggiunge segni, e messaggier divini.

Così veloce ad Ottoman sen riede, E col bel guardo di mestizia pieno Fiso il rimira, e gli si getta al piede, E vinta di dolor quasi vien meno: Egli in foco sen va come la vede, L'alza da terra, e la si stringe al seno, E stan gemendo, e palpitando alquanto; Sultana alfine apre le porte al pianto;

Sicuro! ed Enrico III, che anima nobilissima e generosa aveva, lo guarda un momento, indi l'alza, e ponendogli famigliarmente la mano sulla spalla, gli dice: Cavaliere! va pure superbo di aver salvata la vita ad Enrico III. Non vogliam noi togliere giovane tanto prezioso e fedele al marchese Goffredo nostro parente: ma se nulla mai potessimo fare per te in qualunque tempo perchè noi ne lasceremo altresì memoria nel nostro testamento per la beata vergine di Goslar! non devi che dire una parola sola, e chiedessi tu il più bello dei nostri feudi imperiali, ti sar

PANIMBOLO. Se menasse cosí i piedi nel caminare come le mani ne' piatti o le mascelle quando mangia, che l'alza in su e giú come un ballone, sarebbe venuto prima. DON FLAMINIO. Eccolo, ma con una ciera annunziatrice di cattive novelle. DON FLAMINIO. Leccardo, benvenuto! LECCARDO. Non son Leccardo mai fui Leccardo, ché non mai mi toccò leccar a mio modo. DON FLAMINIO. Sempre sul mangiare!

Voltandosi di scatto. Lanzirica! Il respiro di Mabima mi tortura. Non è un respiro: è un rantolo di agonia. Difendila dal sole! Con l'ombra del tuo corpo ritto davanti a lei! Chinandosi tre volte, tocca tre volte la terra con la palma destra aperta, poi l'alza al cielo.

Gli occhi tien chiusi e spinge il petto in fuori, torce la bocca ed ha chiavati i denti, strappa ciò ch'ella piglia, e merli e fiori; non sa se donne o uomin sien presenti, qual atto l'onori o disonori, ché trae le lacche e l'alza, occhi veggenti; or si rannicchia ed or si stende in fretta. si torce, s'aggomitola e gambetta. Sei damigelle le tenean le braccia: Marfisa tutte quante le rintuzza.

....... è primavera l'antica proscente che s'ammanta di fiori e di foglie a nasconder le rughe, che sotto al peplo vermiglio l'ulcera ricopre e dalle porte, dove amor si vende, ride ed inchina al passeggier e lo tenta e raccomanda a lui la merce buona. Or su la gonna l'alza, o fanciulletto cuore, e vedrai ciò ch'ha di sotto fiorito ed odoroso. La meditazione al Cuore.