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Se il picciol piede illusero Di cupo rio le sponde, La madre piomba rapida, E il tragge, o muor nell'onde. Ella, se il figlio palpita Tra infetto aere tremendo, Tenta i suoi redimere, Le piaghe a lui lambendo. Se patria e tetto invadono Empie, omicide squadre, Stringe i suoi figli, e impavida Pugna per lor la madre.

Si batte con deliberato coraggio, fere, rovescia, uccide e stermina, ma se qui il nemico piega, invadono altre schiere vincitrici il Castello. Allora ode tuonare la voce di Stefano: Sia preso, ma niuno osi vestirsi dell'ira mia, in quel petto fere solo il mio brando, beve sola la mia vendetta.

Perchè non avevo mai visto un Tedesco qui, non pensavo che vi sono delle provincie d'Italia che essi invadono..... E raccontò le sue letture, le sue febbri d'entusiasmo patriottico, le lagrime divorate in segreto.... Parlava con enfasi, piangeva, tremava tutto ed esclamava disperatamente: Dovrò rimanere inerte come un vile! Come un vile!

Eccoli in viaggio, alla scoperta dell'ignota bellezza. Il vento fischia nel sartiame; la tempesta assale il naviglio; il masso di Gibilterra torreggia spaventoso frammezzo alle brume; Goffredo Rudel non ode il fischio del vento; non bada ai marosi che invadono la coperta, e canta dolcemente d'amore.

Erano gli ultimi giorni dei grandi pellegrinaggi che invadono la sacra citt

Proprio nel più caldo del combattimento il colonnello Chabron lanciò i suoi Zuavi all'attacco: questi, come un uragano, sotto gli occhi del Re di Piemonte si gettarono sopra agli austriaci; nessun ostacolo, nessuna resistenza li arresta; invadono le difese nemiche si gettano sopra ai cannoni: gli artiglieri austriaci non hanno tempo di caricare i pezzi perchè le terribili baionette ne fanno strage; riescono vani i tentativi della fanteria che accorse per salvarli e i cinque cannoni furono preda dei vincitori; non si arresta il reggimento, si slancia sulla strada e, seguendo Vittorio Emanuele che con la spada li invita all'attacco, si avventa contro le masse austriache impegnate in furiosa lotta coi piemontesi, e così i soldati delle due nazioni si frammischiarono nel combattimento e nella gloria, investendo il nemico alla baionetta.

I fiori coprono le vie e vanno, come in processione, salgono sulle chiese in rovina, si arrampicano ridendo sulle finestre cadenti, barricano tutte le porte, invadono le case, dentro le quali dimorano gli Elfi, le Fate, le Naiadi, le Ninfe e tutto il mondo incantato della favola.

Egli è bene restato una dozzina d'anni in esilio, i suoi beni furono sequestrati, i suoi parenti cacciati in prigione, la sua casa ridotta ad albergo di sbirri e gendarmi, la sua fortuna minata; egli lottò bene e senza posa della penna e della parola contro il sovrano del suo paese.... ma e' non si credette giammai abbastanza martire per domandare un posto nel paradiso del Bilancio, quando i martiri invadevano la patria come gl'insetti invadono i cenci del mendicante.

I pochi e poco numerosi corpi di Volontari che assistettero a quella magnifica pugna, di molto inferiori di numero al nemico, combatterono valorosamente e come si combatte contro ladri che invadono la propria casa. Una delle buone disposizioni del generale Avezzana fu quella di occupare le posizioni esterne del monte Gianicolo fuori di Porta San Pancrazio.

Vedendo arrivare in sulla sera Ramengo solo e con magra valigia, gli aveva dapprima fatto gli occhi grossi ed era stato con lui tant'alto; ma quando lo intese comandare la camera migliore, i più squisiti bocconi, il centellino più scelto, e gli balenarono all'occhio i fiorini d'oro lampanti, onde aveva rigonfia la borsa, disse fra : Costui vuol riuscire meglio a pan che a farina»; e mutò cantare: non fu buon garbo che non gli usasse, e mentre si dava fretta intorno alle pietanze e ai forestieri, trovava qualche ritaglio di tempo per regalare due parole all'ospite dalla buona borsa, e vantargli il suo paese e la sua osteria. Pisa (gli diceva) fior del mondo; senza far torto a nessuno, e meno al suo paese, signor forestiere. E se non fosse stata Pisa, tutta Toscana era a manco d'un pelo di venir turca, e non si berrebbe vino. Ch'io le ne mesca un altro bicchieretto? Vogliono esser forse trecent'anni, i Saracini avevano posto piede in Calabria: ma i Pisani, nemici dei nemici di Dio, mandarono il fiore della nostra gioventù a snidarli. Cosa pensano quei dannati? Con navi sottili e col diavolo che li ajuta, nel fondo della prima notte di gennajo hanno faccia di entrare in Arno, invadono il sobborgo, lesti e queti così che nessun popolano se n'accorse, fuorchè ai colpi dei malnati e alla vampa degli incendj. Allora tutti a fuggire senza guardarsi alle gambe, e senza pensare ad avvertire la citt