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Per fortuna del nostro B. e dell'onore Italiano, una voce autorevole e terribile fece ristare la moltitudine, e tutti gli sguardi furono rivolti a quella parte. Il generale Avezzana, col suo stato maggiore, rientrava in Roma dopo di essersi coperto di gloria nella brillante pugna di quel giorno.

I pochi e poco numerosi corpi di Volontari che assistettero a quella magnifica pugna, di molto inferiori di numero al nemico, combatterono valorosamente e come si combatte contro ladri che invadono la propria casa. Una delle buone disposizioni del generale Avezzana fu quella di occupare le posizioni esterne del monte Gianicolo fuori di Porta San Pancrazio.

Uno di queste guide, alto e corpulento, che precedeva la colonna del centro, fu da Cicerovacchio additata al generale Avezzana, e questi, che in quel momento trovavasi in una batteria comandata dal tenente Bovi, esclamò: «Bovi! che bel colpo», e Bovi che amava i preti come il diavolo l'acqua benedetta, appuntando un suo cannone da 9 in bronzo, lo diresse con tanta destrezza, e con tanta esattezza riuscì la mira, che la palla portò prete, sottana e crocifisso, tutto in un mucchio tra le fila della testa di colonna, ove fece una vera strage, e per compiere il miracolo, il crocifisso conficossi nell'occhio destro del colonnello Devot, che avea perduto il sinistro all'assalto di Costantina.

Ora vuolsi da noi rammentare un caso, che bene potevamo a prezzo di sangue desiderare non fosse accaduto, ma che la religione della storia c'impedisce tacere. Il Generale Garibaldi ai Generali Rosselli, ed Avezzana, i quali alla nuova di tanto disastro accorsi sui luoghi gli offersero un reggimento intero di rinforzo, promise all'alba si sarebbe messo allo sbaraglio per rincacciare i Francesi dalle breccie; e non lo fece, invano la campana del Campidoglio sonava a stormo, e il popolo traeva a frotte inferocito, ei non si mosse; promise da capo assalirebbe nel pomeriggio alle cinque, e manco attenne il patto. Di questo si dolse amaramente il Mazzini scrivendo al Manara, e diceva: «avere l'anima ricolma di amarezza... tanto valore, tanto eroismo perdutiReputava, se gli assalti fossero stati impresi, sarebbero riusciti a buon fine, e faceva «giuramento, che il Manara intorno al Rosselli calunniato da molte parti, e i buoni dello stato maggiore pensavano com'egli stesso pensava» per ultimo conchiudeva: «a me rimarr

Di più, il veterano di cento battaglie, l'eroe dei due mondi, il Generale Avezzana, era stato inviato con un corpo di volontari in sostegno del nostro centro, e fu quindi di gran giovamento in quella parte. La nostra sinistra in S. Maria, comandata dal bravo generale Mielbitz, respinse il nemico, ed egli riportò gloriosa ferita.

Una delle grandi figure della rivoluzione Italiana è certamente il generale Avezzana, questo valoroso milite della libert

Bixio alla destra, Medici, Avezzana e Simonetta al centro, Mielbitz, Türr ed Eber alla sinistra, e Sacchi tra il centro e la destra; Sirtori, capo di stato maggiore, aveva inviato la riserva a tempo. E se si aveva combattuto con valore ed accanimento, lo accertava il gran numero di cadaveri, che copriva le pianure Capuane, e le falde del Tifate, nonchè il gran numero di feriti.

Contemporaneamente caricato a destra dai generali Medici e Avezzana, cioè da tutte le forze di Monte S. Angelo, e da sinistra da parte dei corpi dei generali Türr e Mielbitz, il nemico fu posto in fuga dovunque, perseguendolo i nostri sino sotto Capua.

In tutta la serie degli impiegati superiori, io non trovo dal primo all'ultimo giorno della repubblica che due soli stranieri, Avezzana, ministro di guerra, e Brambilla, membro della commissione di finanze; e romani erano i due colleghi di quest'ultimo, Costabili e Valentini. E l'esercito?

Scuole simili alla nostra furono istituite nel 1842, per cura di Felice Foresti e di Giuseppe Avezzana, in Nuova York, per cura del professore Bachi in Boston, e per cura di G. B. Cuneo in Montevideo. Intanto la scuola mi fu, come dissi, occasione di contatto frequente cogli operai italiani in Londra. M'occupai, scelti i migliori, d'un lavoro più direttamente nazionale con essi.