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Questa argomentazione è condotta in modo da dimostrare che il polemista imperiale conosceva assai bene la letteratura cristiana e, se non fosse la passione d’odio che lo accieca, si potrebbe quasi dire che, talvolta, nel suo metodo, c’è il sentore della critica moderna²³⁹. ²³⁹ Neumann, 221 sg. Ma, certo, questo sentore non c’è nell’invettiva contro i Cristiani pel loro culto pei sepolcri.

Galoppa il mio pensier per monte e piano, Come Mazeppa sul caval fumante. Un enigma son io d’odio e d’amore, Di forza e di dolcezza; M’attira de l’abisso il tenebrore, Mi commovo d’un bimbo alla carezza. Quando per l’uscio de la mia soffitta Entra sfortuna, rido; Rido se combattuta o derelitta, Senza conforti e senza gioie, rido.

da i colpi; labbra fatte pel sereno riso, schiudersi al ghigno, al detto osceno; grandi occhi d’innocenza aperti in fondo a turpi abissi; anime dal profondo palpito, ansanti verso la bellezza del mondo, anime piene di dolcezza e d’impeto, stroncarsi al giogo, intrise di melma e d’odio, mutilate, uccise. Sacra infanzia del povero, io lo sento entrar ne le mie fibre il tuo lamento.

tra l’orror de le carceri e l’orrore de gli ospedali e il fango del selciato passò, co’ suoi felini occhi in agguato, una fiaccola d’odio accesa in cuore; e un giorno

E dice: Vecchio, hai lavorato indarno: Indarno il sangue hai dato: E piangesti e non fosti consolato, E dolcezze non ebbe il corpo scarno. E dice: L’implacabil malattia Che infesta la risaia, Che nei tugurî senza sol si sdraia, Mista d’odio, di fame e di pazzia, L’implacabile e scialba malattia Ti prese, ebete, nudo, Affranto; e nel rigor d’un verno crudo Ti condusse a la morte.

Non per essi la fumida officina ove d’odio e di sangue gl’ingranaggi s’intridono talvolta, e nei selvaggi rombi vibran minacce di ruina: non gelida bottega o solitaria soffitta, in lezzo sordido ammuffita. Fiori eran essi di belt

Nel focolare ardono ceppi enormi, e le mobili lingue azzurre e gialle s’inseguono, s’intrecciano, farfalle e serpi, in guizzi, in fughe, in nodi informi: l’allegrezza selvaggia della vampa sibila, rugge, splende, s’invermiglia d’odio e di sangue, e snoda ed attorciglia tentacoli.