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Guizzai dal cocchio a guardia de' forzieri, e cominciai con la spada a ferire; dieci n'uccisi, e il resto impauriti per timore o fortuna son fuggiti. Lo staffier sol rimase che vedete, e d'un altro staffiere il caval stracco. Dissi: Dall'una parte tirerete; questo rozzon dall'altra, ch'io v'attacco. E giunsi qui come veder potete, che ancor mi fo la croce per quel fiacco.

Poscia alla stalla va a dare i consigli come si debba il caval custodire; ma nel guardarlo par si maravigli. Questo dicea d'una rozza è il cadavero, e debbe aver mangiato del papavero. Perocché stava molto sonnolento, e gli occhi cispi aveva e rinfossati.

Benedetto il caval che l'ha colpita con quelle peta all'uscir del portone, che fe' alle genti far quella risata e ritirar la dama svergognata. Marfisa, Ipalca e il postiglion che trotta, aveano fatta giá la prima posta. La dama al postiglion la testa ha rotta, che a chiederle la corsa le s'accosta.

Mentre l'erba cresce, il caval muore (esclamava Ottorino Borro). L'occasione, se da è lenta a venire, bisogna farla nascere. Non è gi

Quest'uomo a' nostri riputato, che sbigottiva il popol saracino, pe' nuovi libriccini s'è ridotto a viver con la cabala del lotto! E brevemente, per andare in traccia della bizzarra, han posto ordin tra loro. Ognuno dalla stalla il caval caccia. Orlando non avea piú Brigliadoro: non è da dimandar se ciò gli spiaccia. Frontin non è piú vivo.

Quella carrozza era una cosa bella e rara, e in piazza, e si dovea vedella. Il cavalier, che da quella è schizzato, era quel Filinoro di Guascogna. Perché da un sol rozzon fosse tirato e dal staffiere, dirvi or mi bisogna. In una pozza se gli era affogato il caval terzo e rimasto carogna, ed era presso a Parigi un trar d'arco, donde non volle rimanersi al varco.

Galoppa il mio pensier per monte e piano, Come Mazeppa sul caval fumante. Un enigma son io d’odio e d’amore, Di forza e di dolcezza; M’attira de l’abisso il tenebrore, Mi commovo d’un bimbo alla carezza. Quando per l’uscio de la mia soffitta Entra sfortuna, rido; Rido se combattuta o derelitta, Senza conforti e senza gioie, rido.

L'abate aveva un suo destrier de' magni, che saria stato un bel presente a un duca. Non era tempo a pensare a' sparagni: bardato fe' che il bel corsier s'adduca. Mille baci il guascone appicca ai frati: sale a caval con gli occhi imbambolati. L'abate i crocioni rinnovella, dicendo: Andate in nome del Signore! Rispose Filinoro: Ho il corpo in sella, ma nelle vostre man rimane il core.

A caval donato non si guarda in bocca, sentenziò placidamente il Salati. Abbiamo fatto un negozio stupendo. Di sessantamila abbiamo centomila in due mesi; abbiam messo il nostro denaro, se la memoria non mi gira nel manico, all'interesse del dugenquaranta per cento. L'andasse tutti i mesi così! Ma purtroppo, si d

Perocch'egli è un fanciul soggiogatore d'ogni riguardo e alle vergogne avvezzo: Dalla cittá non de' rimaner fuore disse quest'equipaggio mio, da sezzo; e pose al tiratoio il servitore dall'altra parte senz'alcun ribrezzo. Lasciando nella pozza il caval morto, ridusse alfin la navicella in porto.