United States or Bouvet Island ? Vote for the TOP Country of the Week !


Di più si racconta quanto appresso: un soldato prese in tempo di guerra un figlio di un signore Usbech, uno dei maggiori nemici di questo re, il quale è di tanto seguito nei confini di Corassan, che il re è forzato di dargli quaranta tomani all'anno, che fanno ottomila ducati, acciocchè non dia molestia alle carovane che vengono dalle Indie: e volendo un altro soldato donare al predetto soldato per causa di tal prigionia, un villaggio e mille ducati, che glielo desse, esso volle presentarlo al re pensando di aver maggior premio; ma egli non gli donò altro che un cavallo in ricompensa di così gran prigione.

Di qui scisma provvidenziale, onde vie più il Papato cascasse nel vilipendio delle genti: con Urbano rimasero Inghilterra, Lamagna, Ungheria, Polonia, Boemia, e Portogallo; andarono con Clemente Francia, Sicilia, Spagna, Svezia, e Savoia. Ora vedremo cosa nuova, due Papi donare a due un regno, e nei petti umani infiammare tanto odio, che peggio non avrieno saputo fare venti demoni.

CLEMENZIA. Di cotesto guardatevi molto bene, ch'io non voglio esser baciata da vecchi. GHERARDO. Paioti cosí vecchio? SPELA. Che credi? Al mio padrone non sono ancor caduti gli occhi fuor di bocca; volsi dire, i denti. CLEMENZIA. In ogni modo, non avete il tempo che si crede, veggo ben io. GHERARDO. Dillo a Lelia. E sai? Se mi metti in sua grazia, ti vo' donare un mongile.

E cosí vanno di male in male, e molto ne l'adiviene del male per lo possedere; perché, se essi non avessero che spendere, non viverebbero tanto disordinatamente e non avarebbero le curiose amistá, però che, non avendo che donare, non si tiene l'amore l'amistá, che è fondata per amore del dono e per alcuno dilecto e piacere che l'uno traie de l'altro, e non in perfecta caritá.

«O anima». Qui cominciano le parole, le quali Virgilio dice essergli state dette da questa donna, nelle quali la donna, con tre commendazioni di Virgilio, si sforza di farlosi benivolo ed ubbidiente, dicendo primieramente: «cortese», il che in qualunque, quantunque eccellente uomo e onorevole, titolo è da disiderare, percioché in ciascuno nostro atto è laudevole cosa l'esser cortese; quantunque molti vogliano che ad altro non si riferisca l'esser cortese, se non nel donare il suo ad altrui; «mantovana», il che la donna dice per mostrare che ella il conosca, e a lui voglia dire e dica, e non ad un altro; «La cui fama nel mondo ancora dura», cioè persevera.

Questo s'intende da se, caro lei, perchè Roma fa parte del mondo... E per questo appunto io lo diceva... E vi pareggia a Cesare... A quale dei due, Reverendo, a Giulio o ad Ottaviano? Questo non ispiega bene la fama; ma io mi figuro a quello che fece tanti regali al popolo romano in vita e in morte. E sapete voi perchè egli poteva donare tanto? Eh! mi figuro perchè ne aveva...

Il carbonaro accettò la sedia, e poi guardò fisso negli occhi il giovanetto, come se volesse iscrutare la causa che lo muoveva a mostrarsi, fra tanti villani, cortese, e non potè distinguervi altro che naturale benevolenza; avvegnadio i clienti costumassero rado donare, o, se donavano, altri denti stavano apparecchiati ad azzannare: sicchè il giovanetto faceva quel buono ufficio come il povero usa col povero, senza speranza, ma con carit

Corrado III di Hohenstauffen, succeduto a Lotario III dopo gloriosissimo regno di quattordici anni, sentendosi nel 1152 sopraggiunto dal male di morte a Bamberga, chiamati a i principali Baroni dell'Impero, consigliava, lui morto, eleggessero Re il suo nepote Federigo; e diceva loro: l'amore della patria doversi ad ogni affetto privato anteporre, principalmente da coloro che la Provvidenza chiama al reggimento dei popoli, e però egli, sebbene fornito di figli, amare meglio, che fossero con la pace dei fedeli Tedeschi privati baroni, che con la guerra regnanti: il suo nepote Federigo, come quello, che, pel matrimonio di Federigo il Guercio di Svevia con Giuditta figlia di Enrico di Baviera, riuniva il sangue delle due famiglie inimiche, affidargli di pace, non meno che di vigoroso governo, perocch'egli guerreggiando in Palestina¹ lo aveva sempre veduto al suo fianco fare prove di prode e valente cavaliere. Questa orazione di Corrado troviamo presso molti Storici celebrata come uno dei pochi fatti che onorano la nostra specie. Guardimi Dio da calunniare la memoria di tanto Imperatore; ma potè ben anche essere previdenza di uomo accorto, che volle fare sembiante di donare quello che non istava in sua potest

CARIZIA. Orsú accetto e gradisco il vostro dono e me lo pongo in dito; e non potendo donarvi dono condegno ché nol consente la mia povertá, vi dono me stessa, ché chi dona se stessa non ha magior cosa da donare; e questo anello come cosa mia ve lo ridono in caro pegno della mia fede.

Segnatamente perchè le finanze dell'impero impoverivano sensibilmente, tra per lo scialacquo di Enrico, che non aveva misura nel donare alle chiese e prodigare pei suoi piaceri, tra perchè l'arcivescovo voleva aprirsi agio ad empire in colmo i suoi progetti di signoria.