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Io mi ritirai per rispondere alla contessa Savina, che onorati altamente della sua domanda, ci eravamo affrettati di accogliere il conte Saverio come un figliuolo, lieti di affidargli la felicit

Amico fedele, quasi rappresentante di mio padre, dal quale era stato creduto degno di affidargli i suoi complicatissimi affari, aveva pienamente corrisposto alla fiducia da lui accordatagli e confermata da mia madre e da me. La mamma, accòrtasi subito, dal mio aspetto, che avevo una gran notizia da comunicarle, m'interrogò con un lieve movimento del capo. Eccola! dissi.

Corrado III di Hohenstauffen, succeduto a Lotario III dopo gloriosissimo regno di quattordici anni, sentendosi nel 1152 sopraggiunto dal male di morte a Bamberga, chiamati a i principali Baroni dell'Impero, consigliava, lui morto, eleggessero Re il suo nepote Federigo; e diceva loro: l'amore della patria doversi ad ogni affetto privato anteporre, principalmente da coloro che la Provvidenza chiama al reggimento dei popoli, e però egli, sebbene fornito di figli, amare meglio, che fossero con la pace dei fedeli Tedeschi privati baroni, che con la guerra regnanti: il suo nepote Federigo, come quello, che, pel matrimonio di Federigo il Guercio di Svevia con Giuditta figlia di Enrico di Baviera, riuniva il sangue delle due famiglie inimiche, affidargli di pace, non meno che di vigoroso governo, perocch'egli guerreggiando in Palestina¹ lo aveva sempre veduto al suo fianco fare prove di prode e valente cavaliere. Questa orazione di Corrado troviamo presso molti Storici celebrata come uno dei pochi fatti che onorano la nostra specie. Guardimi Dio da calunniare la memoria di tanto Imperatore; ma potè ben anche essere previdenza di uomo accorto, che volle fare sembiante di donare quello che non istava in sua potest

Se avessi qualcosa da amministrare e potessi indurre Filippo Turati a prendersi cura del mio patrimonio, non esiterei un minuto ad affidargli la mia amministrazione. In pochi anni sarei sicuro di andare verso la ricchezza che ride dei rovesci degli altri. Egli è un ragioniere consumato. Ha l'occhio nell'avvenire ed è di una esattezza direi quasi scrupolosa. Questa abilit

Dichiaratoglisi esperto dei luoghi e degli uomini calabresi, e in segrete comunicazioni coi soldati del forte d'Alta Fiumara, ei s'impegnò di consegnargli il forte in una notte, se condottiero di pochi dal cuore saldo. Il patriotismo di lui era provato, il coraggio presunto, non dubitabili i concerti narrati. Tanto bastava al Generale per affidargli l'impresa.

Era andato in Cinisi innamorato; cinque anni dopo tornava a Palermo, chiamatovi dal suo professore di clinica che voleva affidargli la sua clientela durante la sua assenza per un viaggio all'estero. Il primo amore era sfumato; e il giovane dottore, con l'aureola di poeta e in fama di uomo di spirito e di persona gioviale, si vedeva festosamente accolto dall'alta societ

Il giorno seguente, all'ora indicata, Antonio si presentò al curato della sua parrocchia. Il giovane signore vi era stato poco prima ad affidargli una bella somma di danaro, e l'incarico di eseguire le sue benefiche disposizioni. La famiglia di Antonio fu subito traslocata in una casa decente, provveduta di letti, di biancheria, e di quanto occorre per uscire di stento.

Giungeva da Malta, ove, come lo aveva detto a donna Livia, gli era stato facile ottenere dal gran maestro, a cui lo legava personale amicizia, un lungo permesso; ed essere disimpegnato da una missione in Ispagna, per affidargli la quale era stato chiamato nell'isola.