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La principessa che amando sotto spoglie bestiali un principe degno di lei gli fece il dono della sua gioventù e della sua bellezza, non avrebbe amato che a met

75 Con l'arme l'altre spoglie a Ruggier sono date di Mandricardo, e insieme dato gli è Brigliador, quel destrier bello e buono, che per furore Orlando avea lasciato. Poi quello al re diede Ruggiero in dono, che s'avide ch'assai gli saria grato. Non più di questo; che tornar bisogna a chi Ruggiero invan sospira e agogna. 76 Gli amorosi tormenti che sostenne Bradamante aspettando, io v'ho da dire.

10 E se vuoi che di te porti novella nel mondo su, per satisfarti sono. L'ombra rispose: Alla luce alma e bella tornar per fama ancor mi par buono, che le parole è forza che mi svella il gran desir c'ho d'aver poi tal dono, e che 'l mio nome e l'esser mio ti dica, ben che 'l parlar mi sia noia e fatica.

Or ne la terza «selva», commosso Iesú Cristo da dolce pietade verso quella anima invischiata ed allacciata in quei tanti «utrum, probo, nego, arguo, pro, contra», ecc., tiralo al mero e puro latte del santissimo Vangelo ed al fidel e tutissimo porto di san Paolo, con tutto il resto de' libri del Testamento novo e vecchio, nel qual egli studiosamente ruminando a Dio fa un dono del suo core.

Beatrice di Bovadilla volse un'occhiata in giro, come per far intendere all'Adelantado e al conte Fiesco: Che cosa vi dicevo io? Senza avere il dono della profezia, non vi pronosticavo quel che doveva accadere?

Movete, o sante Dive, a i vostri onori, cinte le tempie d'odorati allori. De' cieli d'uno in uno il re de' cieli donò loro il governo ad una ad una; e d'una in una a loro i nomi impose.

CARIZIA. So che in una mia pari non cadono tanti meriti; e per non poter trovar parole condegne per risponderli, vi risponde tacendo il core. DON IGNAZIO. Signora, ecco un anello nel cui diamante sono scolpite due fedi: tenetelo per amore e segno del sponsalizio. Il dono è picciolo ben ; ma si considerate l'affetto di chi lo dona, egli è ben degno di lei.

125 Se non ti par questo partito buono, te ne do un altro, e ricusar nol dei (disse a Zerbin Marfisa): che s'io sono vinto da te, m'abbia a restar costei; ma s'io te vinco, a forza te la dono. Dunque provian chi de' star senza lei: se perdi, converr

E poi i vergini: Mandato che ottiene da Dio il dono d'un morbo schifoso; S. Tenenano che ottiene la grazia di diventare deforme e lebbroso; e cito a caso.

Ma il giovanetto, lusingato dalle lodi, ricusò la moneta, e rispose: Marzio, io per danaro non canto; la voce mi fu data senza pagarla, ed io la dono, non la vendo: così mi sembra il canto più bello. Io ti servo per amore, e basta. Il nostro amico della Ferrata mi manda a dirti, che il Barone è giunto... È giunto?