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Alla fine Marzio continuò: "Un giorno la mia Nanna, un po' indisposta s'era fermata a passare la notte in casa Marcello presso la povera Camilla impazzita, come avrai saputo, grazie all'infame cardinale S. Io quel mi dovetti allontanare colla banda per un'operazione importante. Nella notte la casa fu assaltata e portato via il mio bene in Roma.

Della persona e dei costumi di lui parmi aver detto abbastanza: più tardi m'ingegnerò esporre uno studio psicologico intorno a questo prodigioso personaggio. Il Conte la sera precedente erasi ritirato di buon'ora nelle sue stanze, insalutati moglie e figliuoli. A Marzio, che gli profferiva i consueti uffici, aveva risposto: Va' via: mi basta Nerone. Nerone era un cane enorme di mole e di ferocia.

Marzio tacque alquanto; poi, asciugatosi il sudore dalla fronte, riprese: Ruppi la prigione, presi la macchia, mi vendicai di tutti. Al fanciullo, che gittò sassi contro mia madre, ruppi il cranio sopra una pietra; sta bene. Indi in poi segnai il calendario con la punta del mio coltello ogni giorno fu un rigo di sangue: mi ardeva la pelle; il sangue ubbriaca peggio del vino. Dio giudicher

Dimmi, fanciullo, come hai tu fatto a recuperare la favella? domandò il Conte. Per virtù di Santo Andrea Avellino, il quale si diletta operare per queste parti di miracoli assai. Se io n'esco, pensò il Conte, furfanti, ve li darò io i miracoli di Santo Andrea Avellino. La rete è stata tesa da mano maestra; anche l'oste d'accordo... Ma dov'è Marzio? Non fosse rimasto ucciso?

Dunque persistete a ritrattarvi, accusato? Marzio assentiva col capo. Tortura definitiva... non ci è rimedio, sempre pronto osservava il Luciani; e Valentino Turchi ripeteva latrando: Non ci è rimedio; tortura definitiva.

Aveva Marzio lasciato di alcuno spazio lontano Francesco Cènci, quando un doloroso guaìto gli giunse agli orecchi, che lamentava: Morire così... senza pane, e senza sacramenti. Ah Conte traditore!...

Eccellenza ve lo dirò un'altra volta, perchè stando qui in Roma mi sembra camminare sopra la zolfatara... mi si bruciano le scarpe. Marzio, accompagnate coteste Reverenze. Padri, io mi raccomando alle vostre orazioni. La pace sia con voi. Amen.

Chi la dura la vince; e che tu possa durare ce lo provi tornando ogni giorno fornito di palle e di polvere: sicchè ho creduto, e credo, che a ricevere il galeone dal Perù siate due: tu, e il Re Filippo nostro signore, che Dio tenga nella sua santa guardia. Marzio bada a intronarmi quotidianamente negli orecchi che la mia parte è finita... e che i suoi mille zecchini toccano al verde...

Olimpio non vedeva più, ma sentiva ancora; sicchè acquistando un cotal poco di senso comune, nel punto in cui stava per separarsene eternamente conobbe il mal fatto, e si persuase della ragione di Marzio: mosse le labbra, e mormorò alcune sommesse parole.

Mastro Alessandro avvisatamente dava cotesta terribile strappata di corda a Marzio, tentando farlo restare sul colpo; e come aveva immaginato gli riuscì, stante il miserabile stato in cui lo infelice si trovava ridotto: non mica per odio; all'opposto, per piet