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Non chiedo le tue scuse, o Sorcio indiavolato, Quest'oggi non ho nulla a casa mia da fare. Disse a Furietta il Sorcio: Ma come andremo in Corte? Senza giurì giudici? Sarebbe una vendetta! Sarò giurì e giudice, rispose allor Furietta, E passerò latrando, La tua sentenza a morte. "Ella non presta attenzione!" disse il Sorcio ad Alice con tuono severo. "A che cosa sta pensando?"

Ond'elli a me: <<Perche' tu mi dischiomi, ne' ti diro` ch'io sia, ne' mosterrolti, se mille fiate in sul capo mi tomi>>. Io avea gia` i capelli in mano avvolti, e tratto glien'avea piu` d'una ciocca, latrando lui con li occhi in giu` raccolti, quando un altro grido`: <<Che hai tu, Bocca? non ti basta sonar con le mascelle, se tu non latri? qual diavol ti tocca?>>.

Dei cagnacci si levavano di tratto in tratto di vicino agli usci, latrando; qualche asino, svegliato, ragliava dentro la stalla. E lo strano cicerone seguitava sottovoce: questa è l'entrata delle Grotte, o la via della Piazza, o la via del Monastero. E il Capitano tracciava linee e scriveva.

Ella posa jeratica, i severi occhi rivolti al cielo. Oh, dal felice regno del Sogno valga a richiamarvi la mia voce, divina incantatrice! I miei Desiri, cupidi sparvieri, vagavano pel cielo aperte l'ale e latrando i Peccati, agili e neri veltri, pel prato fiorito e fatale tendevano alla magione dei Piaceri.

Coi lucidi guinzagli il buon Valletto frenava colla destra i levrieri: ma come per la piana uscir snelletto videro il biondo cervo a' suoi sentieri, rompono i cani il dorato colletto latrando a caccia, e, in corsa, agili e fieri perseguon l'animal: al Giovanetto valgono voci a richiamar li alteri.

Scendevano i suoi bianchi cani a l'alba latrando; ed ella li seguìa ne 'l corso tenendo entro il gentil pugno i guinzali. E conduceali a dissetarsi. Oh dolce cosa vedere lei presso la fonte, simile a Delia, tra i beventi cani! Pascean su 'l limitare i palafreni meravigliosi, li émuli de 'l vento.... Disegno di ENRICO COLEMAN.

In una di quelle malvage sere in cui quasi un'altr'anima entrava in me, briaca de' fumi di una immonda passione in uno di que' turpi abbracciamenti in cui io saziava, latrando, i pruriti di quella lebbrosa passione io aveva generato un essere. E questo essere maturava ora nelle viscere di quella donna, succhiando i germi del vizio e dell'abbrutimento.

Ond'elli a me: <<Perche' tu mi dischiomi, ne' ti diro` ch'io sia, ne' mosterrolti, se mille fiate in sul capo mi tomi>>. Io avea gia` i capelli in mano avvolti, e tratto glien'avea piu` d'una ciocca, latrando lui con li occhi in giu` raccolti, quando un altro grido`: <<Che hai tu, Bocca? non ti basta sonar con le mascelle, se tu non latri? qual diavol ti tocca?>>.

Poco dopo ecco il cane irrompere sopra la terrazza latrando: aveva gli occhi di brace: esalava il fiato fumoso. Beatrice, improvvida a qual partito appigliarsi, volge attorno lo sguardo, e scorge dentro una nicchia un trofeo di armi antiche posto ad ornamento della loggia: afferra una spada, e si pianta dinanzi al giacente fratello.

E ordinava a Marzio prendesse certo uomo di paglia, e lo portasse in sala dove mettevano capo le camere delle donne e del fanciullo: egli poi trasse Nerone in altra stanza, lo aizzò, lo inasprì, e poi, spalancato allo improvviso l'uscio, lo avventò contro l'uomo di paglia. Il cane, cieco di rabbia, si lancia a balzi contro il simulacro, e lo strazia latrando disperatamente.