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Lo fece sedere vicino a , prendendogli le mani, stringendogliele, accarezzandole, cercando di calmarlo, di consolarlo; poi quando vide diminuito il tremito, lo sgomento del poveretto, cominciò ad ammonirlo, ma sempre dolcemente, affettuosamente. In primis venerare Deum.

non rugghio` si` ne' si mostro` si` acra Tarpea, come tolto le fu il buono Metello, per che poi rimase macra. Io mi rivolsi attento al primo tuono, e 'Te Deum laudamus' mi parea udire in voce mista al dolce suono. Tale imagine a punto mi rendea cio` ch'io udiva, qual prender si suole quando a cantar con organi si stea; ch'or si` or no s'intendon le parole. Purgatorio: Canto X

Per la Dio grazia, è la seconda volta in cui ad alta voce sento il sacerdote pronunziare: Esmeralda Clementina Zaira Sofia figlia del signor cavaliere Adolfo Artini conte di ; se non che la prima volta a queste parole sentii aggiunger quelle di Credis in Deum Patrem? ed adesso ho sentito aggiungere: Siete contenta di sposare il signor Alfredo Guglielmi capitano, ecc.?

«Te Deum laudamus! scriveva l'amico. Finalmente la Lilla s'è smossa dal no, e s'è degnata di far felice il cugino. Vuol essere un bel matrimonio! Lei giovine, bella e punto contenta; egli in visibilio, ma logoro e scemo. Gi

Ma io mi dimentichi tutti i modi di dire ciceroniani e non possa finire il sesto di Virgilio che ho cominciato, se non ti succederá quel che ti dico; «obtestor deûm pro 'deorum' atque hominum fidem»! LAMPRIDIO. Questi che viene in qua non è Giulio quel nostro amico? GIULIO studente, LAMPRIDIO, PROTODIDASCALO. GIULIO. Se mal non veggio, questi mi par Lampridio; egli è desso. O Lampridio dolcissimo!

E pace mi chiedete in questa gabbia? in questa d'error gabbia chiuso e mesto, privo d'ogni, se non sia il vostro, aiuto, dunque, ch'i' v'ami e doni son richiesto? Amarvi, anzi adorarvi, non refuto; ché, quanto parmi al bel sembiante altéro, amarvi, anzi adorarvi son tenuto. Summum et maximum mandatum est Deum colere et amare.

MALFATTO. Non voglio verberare io, ché sono scorrociato. PRUDENZIO. Tu hai torto. Audi parumper che... MALFATTO. ! Sempre me date la baia. PRUDENZIO. E quando mai te avemo data la baia noi? MALFATTO. Ogni sempre mai che parlate, ché non ve intendo. PRUDENZIO. Audi. Testor Deum omnipotentem... MALFATTO. Ve possa venire a voi! PRUDENZIO. Taci: lassame parlare. MALFATTO. ; ma non biastemate.

Cinquanta mila ducati in acquavite per i soldati in una giornata di battaglia. Un milione e mezzo di ducati per mantenere prigionieri e feriti. Un milione in messe di grazia e Te Deum all'Onnipossente. Trecento milioni di suffragi pei morti. Settecento mila quattrocento novantaquattro ducati in spie e.....

MALFATTO. Io non ne voglio se non doi, e non nove; ché non ho tanti piedi, io. Ma quando me le comparerete? PRUDENZIO. Domani omnino, idest per ogni modo. MALFATTO. O dateme le vostre oggi a me e pigliateve per voi quelle che me volete comparare domane. PRUDENZIO. Ego te supplico, per Deum immortalem. MALFATTO. Misser, volete lo pistello ancora? PRUDENZIO. Dove ambuli? dove vai?

La sera di quel giorno stesso, Giorgi tornò da Bice, che lo aveva accettato ridendo della sua strana figura, per suonare sul magnifico Erard della contessa Ginevra, nel gran salone giallo, una delle proprie più belle composizioni sulle prime parole della Messa: "Introibo ad altare Dei, ad Deum qui lætificat juventutem meam."