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Il monaco, nel vedere Esmeralda, era stato colpito dalla rassomiglianza fra lei e la estinta Amalia. Un ritratto effigiato in un medaglione pendente dal collo della giovanetta aveva persuaso padre Gonsalvo che egli non s'ingannava nel ritenere la infelice fanciulla come figlia di quella stessa Amalia che egli molti anni prima aveva unita in matrimonio segreto col giovane Artini.

Ah giammai, giammai! esclamò il giovane Artini; venderò cara la mia vita; il principe mi ascolter

I loro figli e Iago ne accompagnarono i corpi alla tomba, e quel giorno fu giorno di lutto per tutta l'isola. Ed ora? disse il negro al giovane Artini non imberbe, ed ora? Ora, riprese l'intrepido giovane baciando la terra che copriva i suoi cari; ora non ho più nulla che mi obblighi a rispettare i desiderii di coloro che la morte spense. Ora io sono figlio dei miei pensieri.

Esmeralda. Il vecchio negro si era ingannato. Viveva un parente dell'antico signor Artini a cui erano devoluti molti averi di lui. Cinque anni dopo il racconto del povero Iago, Giovanni ed Esmeralda non avevano più genitori.

Passavano intanto gli anni. Il vago appartamento dei signori Artini; che si estendeva in riva al mare, era circondato di giardini e boschi dove a migliaia si vedevano uccelli variopinti e dorati, e quadrupedi di mille specie.

Il signor Artini da giovanetto aveva militato in Francia e, ottenuto il suo congedo per le premure del signor di Brienne, di cui era parente la madre sua, era passato in Piemonte; col

Non era anche scorso un mese da quell'accaduto che i due coniugi non vi pensavano più, quando una notte il buon Iago, servidore negro del signor Artini, penetrando improvvisamente nella camera degli sposi, Salvatevi, aveva loro gridato, salvatevi per la scala segreta; io condurrò vostra moglie ed il bimbo nel granaio, e voi, signor padrone, pigliate la via del giardino.

Lo giuro per la vita dei nostri cari figli e pel nostro amore. Ebbene, proseguì Giovanni tergendosi una lacrima, sappilo: io non sono che figlio per adozione dei coniugi Artini; il loro vero figlio morì nelle fasce. Gran Dio!!! Ecco le carte che padre Gonsalvo mi consegnò pochi istanti pria di morire; leggi e dimmi se io posso trattenermi.

Artini, un tal uscito alla caccia, inseguendo un cinghiale, per disavventura in un momento di fretta, esplosa l'arme, ferì sebben leggermente un suo compagno di caccia. In quel subito, credutasi gravissima la ferita, fu quegli trasportato privo di sensi al domestico asilo dell'Artini; ed ognuno può imaginarsi lo spavento di lui, della sposa e del piccolo Giannino. In breve per altro dileguaronsi i loro timori, poichè sopravenuto il chirurgo, esaminando la ferita, la giudicò semplicissima, ed in quello stesso giorno feritore e ferito si assisero gaiamente alla medesima mensa. Quest'ultimo, giovane parigino, venne pregato di trattenersi col

Il signor Artini, che dapprima voleva far uso dell'armi, fu poscia persuaso esser migliore espediente fuggirsene alla capitale ed implorarvi l'aiuto delle leggi a suo vantaggio, onde far vano il progetto dell'iniquo suo zio. Quando gli armati si presentarono, la casa fu trovata deserta.