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Erano nati venti pulcini da ventidue uova, uno s'era rotto, l'altro non si sapeva perchè si fosse ostinato a restare nel guscio. Un giorno poi la nonna aveva mandato in dono alla sua mimma un bel dente di cinghiale guarnito in argento, con una campanellina, da appendere al collo, e quello fu un vero avvenimento.

Lo farò sventrare allora da un cinghiale sclamò, ridendo, la principessa. Sono contento vederti gaia, cara fanciulla riprese il re. Abbiamo così poco tempo a restare insieme! Che dite voi, sire? Io mi sento più malato che mai. D'altronde, figlia mia, tu sei in una et

Siam quasi al verno e par di primavera! E melegrane e cedri ed ananassi Ti mandan, colla brezza della sera, Un saluto d'effluvii quando passi. Cagliari guarda il mare, e, alle sue terga, Stan campi incolti e vergini foreste, Dove il cinghiale e dove il cervo alberga, Dove vette prezíose alzan le creste.

Artini, un tal uscito alla caccia, inseguendo un cinghiale, per disavventura in un momento di fretta, esplosa l'arme, ferì sebben leggermente un suo compagno di caccia. In quel subito, credutasi gravissima la ferita, fu quegli trasportato privo di sensi al domestico asilo dell'Artini; ed ognuno può imaginarsi lo spavento di lui, della sposa e del piccolo Giannino. In breve per altro dileguaronsi i loro timori, poichè sopravenuto il chirurgo, esaminando la ferita, la giudicò semplicissima, ed in quello stesso giorno feritore e ferito si assisero gaiamente alla medesima mensa. Quest'ultimo, giovane parigino, venne pregato di trattenersi col

E come no? Se ne avvedono gli usci e le imposte, che sono di legno, e gli arazzi e i corami delle pareti; perfino il pappagallo, ultimo avanzo dei dodici portati da San Domingo, che ha imparato a ciangottare: Filippino sciocco! Noto, per amor di giustizia, che vorrebbe dire Filippino Fiesco; ma non gli riesce, e dice sciocco tale e quale. Fior d'oro, dal canto suo, lo chiama Gunora. E potrebbe anche chiamarlo Guatigana. Ma quel poveraccio va rispettato, che almeno ha saputo morire. Quanti pretendenti, mio Dio! esclamò il capitano Fiesco, sospirando. Hanno avuto tutti buon gusto, non lo nego; ma ti confesso che m'hanno tutti mortalmente seccato, e mi seccano. Basta, ti ho fatto il mio sfogo, e tu chiudilo in petto, alta mente repostum, come direbbe Virgilio. Il giorno che avrò accoppato messer Filippino, ne capirai il perchè, senza bisogno di venirmelo a chiedere. Ma ora che ci penso.... In questa lettera dell'eccelso Gian Aloise non ci sarebbe la zampa di messer Filippino bello? Mi vogliono levare da Chiavari, è chiaro, come si leva una lepre, o un cinghiale. Vogliono tirarmi sul Bisagno, anzi peggio, sul Rivo Torbido. Una volta l

Figlia mia disse egli alla principessa Bianca la sera, quando la gli ebbe baciato la mano ò dovuto contrariarti in questi ultimi giorni nel tuo divertimento favorito, perchè tu avevi cagionato dei malanni. I miei imbecilli sudditi capirebbero, senza fiatare, che venti mila di loro perissero in una battaglia. Essi non saprebbero persuadersi che una principessa possa, per sbaglio, uccidere un bracchiere per un cinghiale. Nondimeno, il tuo medico mi

Da certe mie considerazioni, le quali giudicherete da per voi. Ascoltatemi. Sono oramai parecchi giorni che il Vitali sta più contegnoso del solito, e, cosa strana, non si fa più pregar tanto, quando si tratta di mandar giù qualche cucchiaiata della vostra emulsione. Anzi, per dirvela schietta, ogni qual volta io gli consiglio di bere, si affretta a prendere, non una, ma due dosi (scusate se non vi so parlare con le frasi dell'arte) e di sovente me ne domanda una terza. Ora, questo fare mi ha dato nel naso, e ier l'altro appunto ho voluto indagarne la cagione, se mi fosse dato trovarla. Avevo l'aria di uno sbadato, e guardavo, dondolando la testa, gli affreschi del soffitto; ma con la coda degli occhi stavo attento all'infermo. Vorreste crederlo? Quel manigoldo mi guatava con que' suoi occhietti di cinghiale, e pareva farsi le beffe del fatto mio. Oh, qui c'è del buio, dissi tra me, e bisogner