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De Nittis affranto non fece alcuna obbiezione. L'altra, uscita al solito, mentre egli si svestiva, rientrò poco dopo, appena lo intese rivoltolarsi sul letto, per rimboccargli le coperte e portargli via il lume dal comodino. Dorma, gli ripetè due o tre volte autorevolmente. Egli ebbe un triste sorriso.

Per solito verso le undici si decideva a coricarsi... sebbene fosse certa di non chiuder quasi occhio in tutta la notte. Sul comodino presso il letto l'attendeva la boccettina del cloralio che l'avrebbe fatta dormire, ma ogni sera ella ne versava il contenuto in una bottiglia che l'era rimasta in seguito ad una cura.

Anzitutto, nel fondo, un letticiuolo, appoggiato con una sponda alla parete; al capezzale un comodino colla sua lastra di marmo ingombra per met

Altri libri stavano sul tavolino da lavoro e sul comodino accanto al letto. Il commissario di polizia li rimoveva ad uno ad uno, apriva le cassette dei mobili, nessuna delle quali era chiusa, e data un'occhiata agli oggetti d'eleganza muliebre dei quali erano piene, le richiudeva.

La sua camera, in casa Mandelli, era completamente trasformata. Gino incominciò a vedere un letto nuovo, di ferro, col suo tappeto da piedi, il suo comodino accanto, il suo candeliere e perfino il grazioso arnese di velluto su cui posar l'orologio. Più in l

E la voce le tremava nella menzogna, come se quella bambina potesse avere tutto capito nel dramma appena incominciato la sera innanzi: Le tue scarpette debbono essere dentro al comodino della mamma; ecco le calze, mettile da te. Che cosa mi fai fare nella tua camera? Quello che vuoi. Ma se non abbiamo niente. Ci metteremo al sole. Mi fa male: lasciami qui, non ho più voglia di alzarmi.

Lalla, senza udire le parole, aveva indovinata la manovra dell'Ottavia, e perciò si sentì pungere vedendo che il giovinotto la faceva servire da comodino. Bravo, signor Alessandro!... nemmeno un giro di polca! Se mi fossi appena immaginato ch'ella si potesse degnare... Via, via, non dica bugie; per me non c'è tempo! Scherza, lei, scherza... ha sempre voglia di scherzare...

Questa vasta camera era a mala pena rischiarata da una lampada modesta, ritta sul comodino accanto ad un letto coperto da un padiglione di damasco rosso cupo, e quella lampada non faceva altro che illuminare il viso pallido e scarno di un vecchio, che usciva fuori dalla rimboccatura delle lenzuola.

Mi avvicinai al suo letto in punta di piedi, e agguantato il bicchiere sul comodino, glie lo porsi. Bevve avidamente fino all'ultimo sorso e ricadde sul guanciale senza riconoscermi. In quel mentre entrò la donna che la custodiva. Io, non avendo più nulla che fare, uscii. Quando fui per la strada, colla mia seggiolina in braccio, mi parve che il cielo si fosse rannuvolato. Ma era sereno.

Le altre volte che Giacomino era stato messo agli arresti di rigore nella sua stanza, come si era fatto certo di esser ben solo, obliava il suo fallo, obliava il rimprovero, obliava la lieve percossa ricevuta, e levati alcuni ferri dal comodino, si sfogava esercitando l'arte del meccanico con ingiuria dei mobili, ovvero insegnava la parte di elefante al gattuccio quando doveva comparire su la scena dei burattini.