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Solo una rosa, una fulgida rosa Dal vivace color, nata il mattino, Surse a lottar, fidente e coraggiosa, Coll'avverso destino. E alla Morte gridò: "Perchè degg'io "Morire adesso che son nata or ora? "La mia parte di vita io chieggo a Dio... "Io vo' vivere ancora!" "Perchè vivere ancor?" chiese la Morte.

Io pensavo al mio vecchio amico Richter, al mio povero vecchietto musicomane. E quando è morto? Psst! fece Weber Chieggo scusa, signor. Dopo. Cominciava la musica. Si levò in piedi, si scappellò e si mise ad ascoltare con religiosa attenzione.

Io mi gettava allora a' piedi suoi Con dolcezza ineffabile, e piangeva, E sclamava: «Signor, fa ciò che vuoi »Di questo figlio della debol Eva!» »Sordo vissi, pur troppo, a' cenni tuoi, »Ma tua incorante voce or mi solleva: »Nulla sperar dovrei, ma poichè m'ami, »Un don ti chieggo ancor ch'io ti rïami

Quivi giunto, l'Albani entrò nella sala d'amore, e richiesto agli anziani di guardia il libro di petizione pubblica, vi scrisse le parole seguenti: «Io, Redento Albani, adulto, costruttore della macchina per la pioggia artificiale, figlio di Primo Albani, inventore delle stufe cittadine chieggo legittimare con la cerimonia civile il matrimonio religioso da me precedentemente contratto con la adulta Fidelia Berretta, figlia di Terzo Berretta, Gran Proposto di Milano

Signora, le disse egli inchinandosi, le chieggo scusa e licenza ad un tempo di venirla a turbare nella solitudine del suo giardino. Ero venuto a cercare del Giacomo, del mio amico e collega in botanica. Ella non ha da chiedere licenza scusa, signor dottore, ed è qui, come lassù, padrone assoluto. Grazie; ed io vengo per l'appunto a far atto di padronanza.

Non ti disperare così. Io non ho nulla da volere, nulla da imporre. Io non son nulla. C’è qui Giana. Non siete tutti d’accordo? Io voglio umiliarmi: vi chieggo perdono d’avere una memoria tanto tenace. Non minaccio di mettermi a traverso la soglia per impedire l’ingresso o per farmi passar sopra. L’ho gi

io che scampata da crudele artiglio, provo gli acerbi e ingiuriosi strali quanto sian di fortuna aspri e mortali, a te rifuggo in grave periglio; e solo chieggo umil, che come l'alma secura vive omai ne la tua corte, da la vicina e minacciata morte, così la tua mercè di ben n'apporte tanto, che l'altra mia povera salma libera venga per le ricche porte. VIII. Allo stesso

Precisamente; non chieggo altro. Quando Lei crede, sono pronto ad entrare in servizio. A meraviglia! Va a prendere le tue valigie, se ne hai. Io ti assegnerò una camera, e questa sera istessa dormirai qui. Gianbarba fece un inchino e se ne andò, promettendo che di l

Pallida luce del lontano oriente, Sia tu di nebbie apportatrìce o nunzia Di lieto sol; abbia tu rose al crine O di pioviggin umida ne venga, Nulla ti chieggo!... I desiderii miei Non han confine, e, novello Epulone, In questo inferno, ove innocente caddi, Io mille volte vo' morir di sete Pria di volgermi a te pietosamente Mendicando una gocciola!

OTTAV. Deh! scordarti tu al par di me potessi questi miei dritti, veraci pur troppo, poi ch'io ne traggo veraci danni!... D'odio e furor lampeggiano i tuoi sguardi? Oh me infelice donna! Piú ognor ti offesi quant'io piú ti amai. Ma, che ti chiesi? e che ti chieggo? oscura solinga vita, e libertá del pianto.