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Se la gragnuola stermina o più rara Fa la messe, Epulone il ciel bestemmia: Il contadin ripara. Mentre dei campi, alle sfrenate voglie D'una bella, il signor i frutti sperpera, Il contadin raccoglie. Raccoglie e pane e vino e biade e strame Agli uomini e alle bestie e spesso, ah misero! Il contadino ha fame. Se di fortuna cangia la bandiera, Fatti feroci i fortunati stridono: Il contadino spera.

«Ma Epulone è all'inferno, ed Eleazaro nel seno d'Abramo! Ed è più facile ad un camello passare per la cruna d'un ago, che ad un ricco entrare nel regno dei cieli...! Questa consolazione, ai poveri, l'ha lasciata Iddio... «Ebbene! disse Giuliano allora le ripeto che io non vo' sapere di questo Dio. Smettiamo di parlare di lui! «Ed egli vi punir

«A te prima, barone! che hai fatto nerbare la gente dai tuoi campieri! Innanzi a tutti gli altri una strega, coi vecchi capelli irti sul capo, armata soltanto delle unghie. A te, prete del diavolo! che ci hai succhiato l'anima! A te, ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue del povero! A te, sbirro! che hai fatto la giustizia solo per chi non aveva niente!

Dopo dieci minuti di attesa terribile, l'Albani sentì piovere sulla fronte uno gocciola refrigerante. Era la stilla invocata dal dannato Epulone... Il giovine levò al cielo uno sguardo più eloquente di ogni parola... e quello sguardo era l'inno di riconoscenza, era l'omaggio dell'intelligenza subordinata, che rimonta alla sorgente divina da cui emana e dipende.

Poi accennava ad essi di ripigliare la discussione e in mezzo al frastuono delle voci mormorava fra i denti un fiat lux, che pareva il gemito di un Epulone assetato di luce. Abrakadabra, che non cessava di essere un enigma per tutti, era divenuto dopo alcuni mesi il soprannome del signore. Il discorso del farmacista.

Al confronto, il pranzo a due lire era un banchetto da Epulone, e tutta quella gente ne raccoglieva le briciole. Ma c'era anche un Lazzaro che moriva di fame alla porta.

" A te prima, barone, che hai fatto nerbare la gente dai tuoi campieri! Innanzi a tutti gli altri una strega, coi vecchi capelli irti sul capo; armata soltanto delle ugne A te prete del diavolo, che ci hai succhiato l'anima! A te, ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue del povero! A te, birro, che hai fatto la giustizia solo per chi non aveva niente!

Pallida luce del lontano oriente, Sia tu di nebbie apportatrìce o nunzia Di lieto sol; abbia tu rose al crine O di pioviggin umida ne venga, Nulla ti chieggo!... I desiderii miei Non han confine, e, novello Epulone, In questo inferno, ove innocente caddi, Io mille volte vo' morir di sete Pria di volgermi a te pietosamente Mendicando una gocciola!

Infatti, mentre noi trinciavamo un grosso pollastro una voce fioca e lamentosa, che pareva il sospiro del povero Lazzaro negli atri di Epulone, ci scosse le fibre del cuore...