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«O anima che tanto ben favelle, dimmi chi fosti», dissi, «e perché sola tu queste degne lode rinovelle. Non fia sanza mercé la tua parola, s’io ritorno a compiér lo cammin corto di quella vita ch’al termine vola». Ed elli: «Io ti dirò, non per conforto ch’io attenda di l

Disse il signor ch'è un poledro: io pavento ch'egli abbia almen quarant'anni passati, diceva l'oste; e pigliandolo al mento, gli vide in bocca denti smisurati. Sente che in quel spettezzava e tossiva: l'oste gridava a' que' sternuti: Viva! E tra disse: Omè lasso, ho mal fatto; e dubitava forte del suo danno. Lasciamo l'oste irato e stupefatto, che attenda sua ventura con affanno.

Se ancora feconda Dal sasso deriva limpida e piena, Se ancor nelle sabbie de' secoli abbonda, O madre, la pura italica vena, Sia caro l'augurio! l'umano destino Dai cento ruscelli che versa Appennino, Se al ciel non contrasti la sorte nemica, Attenda una luce che vinca l'antica.

Ed elli: <<Io ti diro`, non per conforto ch'io attenda di la`, ma perche' tanta grazia in te luce prima che sie morto. Io fui radice de la mala pianta che la terra cristiana tutta aduggia, si` che buon frutto rado se ne schianta. Ma se Doagio, Lilla, Guanto e Bruggia potesser, tosto ne saria vendetta; e io la cheggio a lui che tutto giuggia.

Voi, duca! , io! desidero assai conoscerlo; me ne fu lodato molto il valore. Ma ciò mi consola! , consòlati, pensò il duca... Maledetti!... Dunque, continuò il cappuccino, gli dirò... Ditegli che attenda mie notizie; ne ricever

Tu diventerai favola del vulgo, tu sarai schernito, e non sará chi ti voglia vedere udire. Tu puoi ancora indugiare; ogni volta, eziandio morendo, puo' tu lasciare il tuo a coloro da' quali tu l'hai avuto. Egli sará il meglio che tu attenda a guadagnare.

«O anima che tanto ben favelle, dimmi chi fosti», dissi, «e perché sola tu queste degne lode rinovelle. Non fia sanza mercé la tua parola, s’io ritorno a compiér lo cammin corto di quella vita ch’al termine vola». Ed elli: «Io ti dirò, non per conforto ch’io attenda di l

Lo trafitto 'l miro`, ma nulla disse; anzi, co' pie` fermati, sbadigliava pur come sonno o febbre l'assalisse. Elli 'l serpente, e quei lui riguardava; l'un per la piaga, e l'altro per la bocca fummavan forte, e 'l fummo si scontrava. Taccia Lucano ormai la` dove tocca del misero Sabello e di Nasidio, e attenda a udir quel ch'or si scocca.

Vedete quante lance e quante spade han d'ogn'intorno il re animoso cinto; vedete che 'l destrier sotto gli cade: per questo si rende o chiama vinto, ben ch'a lui solo attenda, a lui sol corra lo stuol nimico, e non è chi 'l soccorra. 53 Il re gagliardo si difende a piede, e tutto de l'ostil sangue si bagna: ma virtù al fine a troppa forza cede.

E gli infermi assomigliano in questo appunto ai fanciulli essi hanno vissuto in certo modo lontani dal mondo, hanno sentito la vita fuggire dal corpo, e pare loro che il mondo li attenda a braccia aperte, e la vita non prometta che rose.