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La mia conversïone, omè!, fu tarda; ma, come fatto fui roman pastore, così scopersi la vita bugiarda. Vidi che non s’acquetava il core, più salir potiesi in quella vita; per che di questa in me s’accese amore. Fino a quel punto misera e partita da Dio anima fui, del tutto avara; or, come vedi, qui ne son punita.

Come ’l falcon ch’è stato assai su l’ali, che sanza veder logoro o uccello fa dire al falconiere «Omè, tu cali!», discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone dal suo maestro, disdegnoso e fello; così ne puose al fondo Gerïone al piè al piè de la stagliata rocca, e, discarcate le nostre persone, si dileguò come da corda cocca. Inferno · Canto XVIII

Omè, vedete l’altro che digrigna; i’ direi anche, ma i’ temo ch’ello non s’apparecchi a grattarmi la tigna». E ’l gran proposto, vòlto a Farfarello che stralunava li occhi per fedire, disse: «Fatti ’n cost

Come ’l falcon ch’è stato assai su l’ali, che sanza veder logoro o uccello fa dire al falconiere «Omè, tu cali!», discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone dal suo maestro, disdegnoso e fello; così ne puose al fondo Gerïone al piè al piè de la stagliata rocca, e, discarcate le nostre persone, si dileguò come da corda cocca. Inferno · Canto XVIII

Omè, vedete l’altro che digrigna; i’ direi anche, ma i’ temo ch’ello non s’apparecchi a grattarmi la tigna». E ’l gran proposto, vòlto a Farfarello che stralunava li occhi per fedire, disse: «Fatti ’n cost

Cercate 'ntorno le boglienti pane; costor sian salvi infino a l'altro scheggio che tutto intero va sovra le tane>>. <<Ome`, maestro, che e` quel ch'i' veggio?>>, diss'io, <<deh, sanza scorta andianci soli, se tu sa' ir; ch'i' per me non la cheggio. Se tu se' si` accorto come suoli, non vedi tu ch'e' digrignan li denti, e con le ciglia ne minaccian duoli?>>.

si curava di freddo o di fame, per le servite, o di piogge o di venti, ed ogni stravaganza sofferiva, anzi lodava, anzi pur benediva. Spesso con esse alla lor tavoletta si ritrovava e mai non stava fermo. Or tien lo specchio, or fiorellin rassetta, e le guatava che pareva infermo. E poi diceva piano: Oh benedetta! oh occhi! oh bocca! omè, non ho piú schermo, so dir ch'io ardo sin nella midolla.

Come 'l falcon ch'e` stato assai su l'ali, che sanza veder logoro o uccello fa dire al falconiere <<Ome`, tu cali!>>, discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone dal suo maestro, disdegnoso e fello; cosi` ne puose al fondo Gerione al pie` al pie` de la stagliata rocca e, discarcate le nostre persone, si dileguo` come da corda cocca. Inferno: Canto XVIII

Nutrix itaque fidelissima datur homini industria. C ome 'l primo veloce mobil cielo, O pposto a quei che volgono le stelle, N on li distempra e tramuta in foco? C om'è sospesa? e chi sostien la terra? O nde con lei forma ritonda il mare R itien, e mai posando non ha pace?

Come 'l falcon ch'e` stato assai su l'ali, che sanza veder logoro o uccello fa dire al falconiere <<Ome`, tu cali!>>, discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone dal suo maestro, disdegnoso e fello; cosi` ne puose al fondo Gerione al pie` al pie` de la stagliata rocca e, discarcate le nostre persone, si dileguo` come da corda cocca. Inferno: Canto XVIII