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Non se ne son le genti ancora accorte per la novella eta`, che' pur nove anni son queste rote intorno di lui torte; ma pria che 'l Guasco l'alto Arrigo inganni, parran faville de la sua virtute in non curar d'argento ne' d'affanni. Le sue magnificenze conosciute saranno ancora, si` che suoi nemici non ne potran tener le lingue mute.

E io a lei: «Se ’l mondo fosse posto con l’ordine ch’io veggio in quelle rote, sazio m’avrebbe ciò che m’è proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto più divine, quant’ elle son dal centro più remote. Onde, se ’l mio disir dee aver fine in questo miro e angelico templo che solo amore e luce ha per confine,

O amore, amore, amor!... Tutto ti sento Nell’esultanza de l’april risorto; Dai profumi a le rose ed ali al vento, Copri la terra di raggi e di baci... Ma nel mio cor sei morto. Nel lanificio dove aspro clamore Cupamente la vôlta ampia percote, E fra stridenti rôte Di mille donne sfruttasi il vigore,

Quindi addolcisce la viva giustizia in noi l'affetto si`, che non si puote torcer gia` mai ad alcuna nequizia. Diverse voci fanno dolci note; cosi` diversi scanni in nostra vita rendon dolce armonia tra queste rote. E dentro a la presente margarita luce la luce di Romeo, di cui fu l'ovra grande e bella mal gradita.

e l'altre poi dolcemente e devote seguitar lei per tutto l'inno intero, avendo li occhi a le superne rote. Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, che' 'l velo e` ora ben tanto sottile, certo che 'l trapassar dentro e` leggero. Io vidi quello essercito gentile tacito poscia riguardare in sue quasi aspettando, palido e umile;

‘Te lucis ante’ devotamente le uscìo di bocca e con dolci note, che fece me a me uscir di mente; e l’altre poi dolcemente e devote seguitar lei per tutto l’inno intero, avendo li occhi a le superne rote. Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, ché ’l velo è ora ben tanto sottile, certo che ’l trapassar dentro è leggero.

onde la mia risposta e` con piu` cura che m'intenda colui che di la` piagne, perche' sia colpa e duol d'una misura. Non pur per ovra de le rote magne, che drizzan ciascun seme ad alcun fine secondo che le stelle son compagne, ma per larghezza di grazie divine, che si` alti vapori hanno a lor piova, che nostre viste la` non van vicine,

E chiama ora «palude» quello che di sopra chiama «fiume», e questo fa di licenza poetica, per la quale spessissimamente si pone un nome per un altro, veramente che quel cotal nome abbia alcuna convenienza con la cosa nominata, come è qui, che il fiume è acqua e la palude è acqua, e talvolta in alcuna parte corre il fiume piano, che egli par non men tosto palude che fiume. «Livida» la chiama, a dimostrazione che l'acqua sia torbida, e quella torbidezza sia nera ed oscura. «Che 'ntorno agli occhi avea di fiamma rote», a dimostrare la sua ferocitá e il suo furore.

onde la mia risposta e` con piu` cura che m'intenda colui che di la` piagne, perche' sia colpa e duol d'una misura. Non pur per ovra de le rote magne, che drizzan ciascun seme ad alcun fine secondo che le stelle son compagne, ma per larghezza di grazie divine, che si` alti vapori hanno a lor piova, che nostre viste la` non van vicine,

Era un gridìo di chiare voci ignote, Un fluttuar di suoni, Un aprirsi di porte e di balconi, Fischi di treni, turbinar di rôte: Era l’accorrer gaio e vïolento Di mille forze umane Verso il lavor che d